“Allenerò la squadra della città che amo, è un sogno che si realizza”. Martusciello e l’Empoli, storia di un grande amore iniziato nel 1995 e destinato a durare ancora a lungo. Da calciatore prima, da allenatore adesso e in futuro. La sua chance è finalmente arrivata, dopo gli anni di gavetta vissuti nelle giovanili e da collaboratore della prima squadra. Il presidente Corsi ha mantenuto la promessa, per Martusciello ecco arrivare la grande opportunità su una panchina di Serie A. Proprio ad Empoli, sua seconda casa. Sì, perché prima della città toscana c’è stato un altro grande amore per Martusciello: l’Ischia! Sull’isola, il nuovo allenatore dell’Empoli, è nato e cresciuto, anche calcisticamente. Era un ragazzo qualunque, non brillava di certo per le sue qualità tecniche ma aveva tanto cuore e passione. “Infatti nei suoi primi anni ad Ischia non era neanche titolare – ha dichiarato a GianlucaDiMarzio.com il direttore sportivo dell’epoca, Enrico Scotti – L’allenatore Piero Cucchi spesso lo teneva in panchina, anzi criticava addirittura le sue doti tecniche. Ma era un ragazzo eccezionale, aveva grande cuore e spirito di appartenenza. Grazie a queste doti è riuscito a farsi strada, anche se paradossalmente ha fatto meglio in Serie B e in A che in Serie C. Con l’Empoli spesso faceva anche gol, ad Ischia ne ha fatti appena 5 in 7 anni”. Ma come arrivò a giocare nell’Ischia un ragazzo che tra i giovani faceva la riserva? “Lui ha iniziato nel Lacco Ameno (comune dell’isola d’Ischia, ndr) – prosegue Scotti – ma non giocava praticamente mai. Lo vedemmo in un torneo per strada, aveva un bel fisico e decisi di portarlo nell’Ischia. Non lo pagammo nulla, il Lacco Ameno ce lo regalò. Poi ha fatto tutta la trafila delle giovanili, ha esordito con noi in Serie C ed il resto della storia lo conoscete tutti…”.
I suoi esempi da ragazzo? Le due bandiere dell’Ischia, Franco Impagliazzo e Giuseppe Monti. Il primo è stato lo storico capitano della squadra gialloblù, colui che dispensava consigli a non finire ai compagni di squadra e in particolar modo al giovane Martusciello. “Figuratevi che quando arrivò in Serie A con l’Empoli riuscì a mandarmi la Rai fino ad Ischia – racconta Impagliazzo – perché lui dichiarò che ero stato il calciatore più forte con cui aveva giocato. Martusciello arrivò da noi negli anni della Serie C, spesso mi faceva arrabbiare in campo. Era un giocatore di cuore, grinta e tanto agonismo. Sulle palle rasoterra ci andava di testa, quelle in aria provava a prenderle in rovesciata. Una volta lo ripresi vivacemente in campo perché lui provava sempre queste rovesciate e la palla puntualmente lo scavalcava. Ma era un volenteroso, un generoso e, soprattutto, ci teneva all’Ischia. E’ per questo che lo presi subito sotto la mia ala protettiva. Anche perché lui arrivò giovane, io ero il capitano ed avevo più di 30 anni. Una volta ricordo che Rambone lo mise fuori rosa perché si fece espellere dalla panchina, lo mandò ad allenare con la Berretti. Il primo giorno lo vidi piangere fuori allo spogliatoio, al termine della seduta dissi all’allenatore che se non l’avesse fatto tornare in prima squadra me ne sarei andato anche io. Gli ho voluto bene veramente come un fratello minore, se l’Empoli gli ha dato questa fiducia significa che anche lì ha dimostrato le sue doti umane”. Franco Impagliazzo era il suo capitano ed idolo, Giuseppe Monti era invece l’amico fidato nello spogliatoio. Di Lacco Ameno come Martusciello, ha condiviso tanti momenti con l’attuale allenatore dell’Empoli proprio in quell’Ischia. “Aveva cuore e passione – ci racconta Monti – anche se inizialmente non aveva grandi mezzi tecnici. Sbagliava appoggi semplicissimi ma con il tempo è migliorato. In campo non si fermava mai, persino nelle partite di allenamento. Figuratevi che una volta per la sua irruenza entrò in tackle sull’allenatore che era a bordo campo, facendolo saltare in aria”.
Nel corso degli anni, però, questi miglioramenti hanno dato i frutti sperati. Martusciello è diventato un elemento fondamentale per l’Ischia, tanto da fare il grande salto in una piazza come Empoli. Quasi per caso, proprio con l’aiuto del suo amico Giuseppe Monti. “Sì, feci in modo di segnalarlo a Corsi che era in vacanza ad Ischia – prosegue – All’epoca, oltre a giocare a calcio, facevo il vigile urbano e l’autista del presidente dell’Empoli era un mio caro amico. Gli parlammo di Martusciello, lui incuriosito lo vide e decise di acquistarlo in comproprietà d’accordo con Spalletti. Rimase talmente contento che l’anno successivo non solo acquistò anche l’altra metà ma, quando venne ad Ischia, chiese addirittura di me per vedere se avevo un altro calciatore da consigliargli”. Dall’Ischia all’Empoi per merito di un autista e di un calciatore-vigile urbano. Chi permise tutto ciò? Catello Buono, storico presidente dell’Ischia, che accettò la cessione per il bene di Martusciello. “Giovanni venne da me – racconta – e mi chiese di non perdere quest’occasione. Pur di andare ad Empoli rinunciò addirittura a dei soldi che doveva avere dall’Ischia. Vendemmo la prima metà del cartellino per 50 milioni, poi l’anno successivo andammo a Milano per discutere la definitiva cessione. Io sparai la cifra di 180 milioni, pensando di esagerare, ed invece l’Empoli accettò subito. Praticamente lo vendemmo per un totale di 230 milioni di lire dopo averlo preso qualche anno prima a zero. Il fatto che sia andato ad Empoli è stato quasi casuale, non solo per come è avvenuto ma anche perché qualche tempo prima avevamo praticamente chiuso la sua cessione all’Avellino. Poi saltò, non so neanche io il motivo”.
Sarà stato il destino, chissà. Gli eventi, in un certo senso, fanno pensare questo. Perchè solo uno con il cuore di Martusciello può passare dall’essere riserva tra i giovani a giocare e allenare in Serie A. E’ la storia di quel ragazzo che da zero è riuscito a valere 230 milioni. Una favola che parte da Ischia e si conclude ad Empoli, con il lieto fine…
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