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La costante “2-1” e un Jack ritrovato: Gattuso e una “prima” a S.Siro dal sapore antico e romantico

La serata, comunque andasse, sarebbe stata da ricordare. Il senso di responsabilità, appartenenza e rispetto per una maglia, quella rossonera, fatto persona e messo direttamente alla guida della squadra di cui, per 13 anni, è stato leader emotivo, ritrovatosi ad esordire a San Siro nel momento forse più difficile della stagione milanista. Eppure, nonostante cuori e occhi dei tifosi di San Siro fossero tutti per lui, Rino Gattuso non avrebbe mai voluto figurare come prima attrazione di un match dove per lui e per il Milan, stasera, fornire risposte convincenti sarebbe stato a dir poco obbligatorio. Riuscendo nel proprio intento.

Intensità al massimo, sin da subito: riscaldamento della squadra seguito da vicino e sul campo, cori dedicatigli dalla curva e limite dell’area tecnica (quasi) mai rispettato, seguendo i nuovi/vecchi dettami impartiti alla squadra in settimana. Il ritorno al passato come scelta più logica per la mancanza di tempo di fronte ad ogni tipo di esperimento o adattamento, riportando un 4-3-3 che, solo pochi mesi fa, aveva regalato al Milan di Montella una stagione nel complesso soddisfacente: e i meccanismi, almeno dal punto di vista offensivo, sono tornati a funzionare discretamente, mostrando una squadra più creativa e pimpante anche grazie a chi, proprio del recente passato rossonero, è stato indiscutibile protagonista.

Facili ironie sulla nevicata milanese a parte, per un ritorno al successo e al gol a San Siro in campionato che mancava addirittura da 399 minuti (20 settembre scorso, contro la SPAL), a trascinare il Milan è stato ancora un vecchio punto fermo come Jack Bonaventura: destro e testata ad una crisi apparentemente senza fine, accentuata dagli ultimi risultati tra Benevento e Rijeka, per riprendersi una squadra di cui è spesso stato faro qualitativo, risultando paradossalmente più pericoloso nel vecchio ruolo di mezzala piuttosto che da esterno offensivo. Doppietta in campionato che gli mancava dalla trasferta di Bergamo nell’annata targata Inzaghi, da ex, e primo “double” personale a San Siro per rendere ancor più “suo” il Milan di Gattuso: storia di 3 reti e un assist in due gare giocate, tornata semplice certezza cui appigliarsi in un momento di massima difficoltà.

Volendolo o no, nonostante la prima firma da ex di Verdi ed un Jack rivelatosi nuovamente carta vincente, testa ed occhi vanno a fine gara comunque ancora lì, nella nuova “terra” di Rino: pugni chiusi al triplice fischio finale e abbraccio collettivo con la squadra in mezzo al campo, a fine gara, per proseguire in quell’opera di compattamento più volte annunciata. Gesto dal sapore antico già lanciato ai (recenti) tempi della Primavera, porta sul retro dalla quale era rientrato a Milanello, per chiudere al meglio una serata anche romantica: storia di un passato da calciatore che lo ha visto esordire in rossonero, tra gare assolute, campionato e Champions League, sempre con un successo per 2-1. Stesso risultato ottenuto stasera, in altre vesti ma con lo stesso carattere di sempre: quello che porta Gattuso a voler spostare ogni tipo di attenzione da se stesso alla squadra, o più semplicemente al suo Milan. Questione di senso d’appartenenza, responsabilità e missioni: riportando tutto e tutti sulla strada giusta. A partire da oggi.

Simone Nobilini

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