Combo fatale per gli avversari, intreccio implacabile per fare le fortune del Napoli. Lorenzo Insigne e San Siro (versione rossonera) fungono da calamita l’uno per l’altro: attrazione magnetica che, ormai da qualche stagione, si ripete puntualmente. Mai così a contatto, anche stasera: 6 minuti per sbloccare la partita, con un sinistro secco in diagonale, mani a cuoricino e via alla festa. Un po’ come poco più di un anno fa, nel poker azzurro (guardacaso) sempre al “Meazza”: altra serata da ricordare per un Napoli che, da due annate a questa parte, a Milano e contro il Milan ha raccolto solo gioie.
Cambiano piede e porta, non la sostanza: dal doppio destro dell’ottobre 2015, tra triangolo con conclusione sul palo lontano e punizione vincente, al gol spacca partita di oggi. Rete che si gonfia, sempre e comunque, per la 5º volta in carriera contro la sua vittima preferita: e poco importa che ci sia o meno Higuaín con cui duettare. Perché a spuntare è, una volta di più, il talento da “Magnifico”, sempre più in luce soprattutto a Milano,
Sfruttare il colpo di genio di Mertens, roba da occhi dietro la nuca, e tentarne un altro clamoroso: sorprendere da centrocampo Donnarumma con un pallonetto, spentosi di poco alto sulla traversa, così come la possibile punizione dell’1-3. Per stasera, stavolta, niente doppietta e standing ovation della sua gente, arrivata solo a fine partita: ma per il secondo anno consecutivo, Insigne e il Napoli si prendono San Siro. Calamite dall’inevitabile e reciproca attrazione, una stagione dopo quel bis davanti agli occhi di Conte che lo riproiettava in ottica Nazionale: conquistato definitivamente l’azzurro, eccone un altro da trascinare nelle zone alte della classifica. Tonalità diverse e medesima voglia di essere protagonista: ciò che contro il Milan Insigne riesce sempre ad essere. Guardando tutti ancora una volta dall’alto: impresa che da 163 centimetri d’altezza, con un talento inversamente proporzionale alla stessa, è ormai diventata più che possibile.
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