Stavolta Luciano Spalletti è stato profeta perfetto: “Da Kvaratskhelia ci aspettiamo tanto, anche perché ha sostituito un campione come Insigne” aveva detto il toscano qualche settimana fa in ritiro. E al georgiano sono bastati 100 minuti per capire il concetto: contro il Monza, infatti, non arriva solo il suo secondo gol di fila in due giornate di campionato, ma soprattutto una rete che ricorda perfettamente quelle di chi l’ha preceduto.
La sfida contro la neopromossa non si sblocca, il muro di Stroppa regge l’urto e allora serve il coniglio dal cilindro. Khvicha si mette in proprio e dal limite lascia partire un destro sotto la Curva B del Maradona che a Napoli hanno già visto tante volte negli ultimi dieci anni: colpo con l’interno del piede, uno ‘schiaffo’ da scuola calcio quasi perfetto. Palo interno. E ovviamente gol con lo stadio di Fuorigrotta che può godersi per la prima volta da vicino il suo nuovo campione che non ha la 24 ma la 77 sulle spalle.
Gol all’esordio in campionato: fatto. Gol all’esordio al Maradona: fatto. La lista di Kvaratskhelia è lunga, ma non è partito per niente male. È il quarto giocatore dal’inizio dello scorso decennio ad essere andato a segno in ciascuna delle prime due presenze con la maglia azzurra in Serie A dopo Cavani, Callejón e Tonelli. Il georgiano avrebbe anche l’occasione di replicare all’assist fatto a Verona una settimana fa, ma Osimhen non gli fa il favore. Gioca il primo tempo dal lato di Spalletti, che lo “interroga” a lungo: “Push push…wait, Kvara, wait” gli ripete l’allenatore. Khvicha è arrivato a Napoli in punta di piedi: ha prima visitato la città e scelto dove vivere, come fosse uno studente al primo anno di Erasmus, poi ha detto sì e si è messo completamente a disposizione. Aspetta che la fidanzata lo raggiunga mentre vive Napoli, una città che ha conosciuto ancora troppo poco: casa e campo, casa e campo, poi via con le lezioni di lingua: non parla ancora due parole di italiano in fila, si impegna con l’inglese, ma a quanto pare sa già parlare l’Esperanto del pallone. Una lingua globale e totalizzante, come le sue giocate. Come quella che nella ripresa chiude il match: all’ora di gioco, entra in area e lascia sul posto Antov segnando con il sinistro per non farsi mancare nulla.
Il Maradona impara persino a pronunciare il suo nome e si alza in piedi quando al 70’ lascia il campo. Il 21enne che è scappato dalla guerra e che fino a poche settimane fa giocava nel campetto di casa sua in Georgia si è preso Napoli in una settimana.
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