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​Koulibaly, bancario mancato e poi la chiamata di Benitez: “Gli ho attaccato il telefono 3 volte. Pensavo fosse lo scherzo di un amico…”

Poteva fare il bancario. Oppure poteva iniziare una carriera nel settore assicurativo. Ma anche fare l’insegnante di educazione fisica non gli sarebbe dispiaciuto. E invece, eccolo calciatore. E’ Kalidou Koulibaly che ha raccontato presente e passato ai microfoni di France Football: “Ho dovuto combattere e lo faccio ancora oggi, voglio migliorare ogni giorno. Sono così, un perfezionista. Ho avuto una carriera insolita rispetto ad altri. E questo è ciò che mi ha reso più forte”. Il difensore del Napoli ha poi ricordato il periodo al Metz, quando non pensava che il calcio poteva diventare la sua professione: “Al Metz ho avuto alcuni momenti difficili, era inevitabile. Ero insopportabile sia con i miei amici che con i miei genitori. Ma è stato in quel momento che ho capito che il calcio doveva essere una passione. Così ho deciso di puntare tutto sugli studi ed il calcio, era diventato secondario. La matematica mi è sempre piaciuta molto. Ho pensato di lavorare nel settore assicurativo o di diventare un bancario. Anche fare l’insegnante di educazione fisica, ovviamente, mi sarebbe piaciuto troppo“.

Nel 2014 poi è arrivata la chiamata dal Napoli di Rafa Benitez: “Gli ho attaccato il telefono due o tre volte in faccia. Non ci potevo credere, ho pensato che fosse un amico che mi faceva uno scherzo… Poi finalmente ho capito che era tutto vero. Il mio trasferimento doveva avvenire in inverno ma non mi lasciarono andare. Sei mesi più tardi, lui è tornato alla carica. Mi sembrava tutto surreale.Stavo giocando in Belgio e un allenatore di un grande club di Serie A mi ha chiamato… No, per me era impossibile! Dopo poi ero davvero in imbarazzo per quanto successo. Ero stato un po’ sciocco forse. Continuavo a dirgli che mi dispiaceva. Ma non me l’aspettavo davvero”.

Spazio poi a come si è ambientato a Napoli: “La mia fortuna è stata che quando sono arrivato, c’era la Coppa del Mondo. I campioni non c’erano, ad eccezione di Callejon e Hamsik. E questo mi ha permesso di conoscere facilmente gli altri giocatori, e anche di affermarmi, mettermi in mostra. Lì, comunque ero meno timido, anche in campo. E poi ho avuto la possibilità di imparare l’italiano a scuola, così sono migliorato ancora. Perché nello spogliatoio tutti gli stranieri parlano italiano. E poi amo questa città! E ‘bella. C’è il sole, il mare. I napoletani sono davvero accoglienti. Mi sento molto, molto bene qui. Qui, si respira calcio. Il presidente De Laurentiis ne è la prova. Ama profondamente il suo club. Questo è un presidente atipico, ma dà tutto per farci progredire, è un uomo buono. Come lui, qui, tutti sono pazzi per il Napoli! Fuori città, firmiamo solo autografi e facciamo foto“.

Redazione

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