Kolo Touré a il festival dello Sport
Dagli inizi all’Arsenal al Man City con Guardiola: le parole di Kolo Touré a il Festival dello Sport
L’arrivo in Europa di Kolo Touré coincide con il suo trasferimento in uno dei club più grandi del mondo: l’Arsenal di Arsène Wenger.
Il periodo è febbraio 2002, questo significa che Touré ha fatto parte del famoso Arsenal degli invincibili. Proprio da lì è iniziato il suo racconto a il Festival dello Sport: “Eravamo invincibili, e derivava anche dal fatto che eravamo fratelli. Ci allenavamo insieme e cenavamo insieme, Patrick (Vieira, ndr) organizzava le cene a casa sua anche con le famiglie. Era anche il fatto di provare affetto l’uno per gli altri. Abbiamo ancora un gruppo WhatsApp e ci sentiamo per gli auguri, o quando ci sono notizie importanti e diamo la nostra opinione. Mi rendo conto di essere stato davvero fortunato di aver fatto parte di questa squadra“.
E ancora: “Era tutto merito dello spirito di squadra. Avevamo tantissimi giocatori fortissimi e i manager ci spronavano a raggiungere obiettivi altissimi. Wenger per me è stata quasi una figura paterna. Ogni volta che giocavo nell’Arsenal, rappresentavo la mia famiglia. Quando sono arrivato all’Arsenal, ho visto che c’era un’organizzazione incredibile… sull’alimentazione, sulle ore di riposo garantite. Ci ha insegnato a mantenere una dieta bilanciata“. Capitolo Man City, così Kolo Touré su Roberto Mancini: “Era la persona giusta. Avevamo diversi giocatori forti ma avevamo bisogno di struttura. Mancini aveva delle idee chiare, per noi è stato l’uomo giusto al momento giusto“.
Su Mario Balotelli: “Lo adoro, gli voglio bene. Ha questa immagine verso il pubblico di una personalità “pazza”, ma è una persona dolce. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, è speciale Mario“. I cambiamenti che ha portato la nuova proprietà al Man City: “È cambiato tantissimo: dal punto di vista degli allenamenti, dal punto di vista dei giocatori. Aveva l’ambizione di diventare uno dei club migliori del mondo e il presidente ha fatto di tutto per renderlo tale“.
Le sensazioni di giocare con il fratello Yaya Touré: “È stato il momento più bello per me. L’ho convinto a venire al Man City, perché sapevo che lì avrebbe potuto fiorire. È arrivato e abbiano giocato insieme. Fantastico. Uno dei migliori giocatori del club. Mi sono sentito orgoglioso, è stato speciale giocare con lui al Man City e con la Costa d’Avorio“.
Dal campo alla panchina, cos’è cambiato? “Più pressione. Molta pressione. Ancora una volta mi son sentito molto fortunato. Ho finito la carriera al Celtic. È stato difficile da giocatore passare a questo ruolo, ma Brendan Rodgers mi ha sostenuto“. Ha poi aggiunto: “Nel corso della mia carriera, la cosa che mi è mancata è stata giocare per Pep Guardiola, ma adesso sono al suo fianco. Non è solo un top manager, è anche una fantastica persona. Ti dice quello che pensa e ti sostiene. Potrei parlare per ore di Guardiola perché è una persona straordinaria. Mi auguro di lavorare a lungo con lui“.
La sua opinione sulla Premier League e cosa cambierebbe: “Dobbiamo prestare molta attenzione alle nuove generazioni. Dobbiamo istruire i giovani ad amare il calcio. Nelle accademie ci possono essere dei ragazzi che pensano ai soldi, al successo e alla popolarità e se è così, questa persona non darà il 100%. Secondo me dobbiamo prestare attenzione a questo“. Cosa invece apprezza maggiormente: “Amo tantissime cose. Sicuramente come continua a migliorare il gioco, soprattutto dal punto di vista tecnico. Gli allenatori hanno delle strategie molto valide. Le persone vogliono guardare le partite sempre di più, proprio perché non sono partite facili“. Cosa non deve fare la Premier League per evitare di avere un declino? L’idea di Kolo Touré: “Non perdere questa intensità, questa mentalità positiva. Bisogna mantenere questa intensità e questo slancio. A volte è vero che è caotico, ma è quello che attira. Quando c’è troppa tattica può diventare un po’ noioso“.
Nella parte conclusiva dell’intervento, Kolo Touré ha fatto un commento sui calendari di oggi, sempre pieni: “Credo che sia diventato un problema per la salute dei giocatori e anche per la qualità del gioco. Quando un giocatore è fresco può dare il 100%, sennò no. Se manca la qualità i tifosi diranno ‘Non è una cosa che ci interessa’, ecco perché dobbiamo dare ai giocatori più tempo per riposarsi. Quando stai bene hai la sensazione di volare, ma quando non stai bene vuoi andare a riposarti“.
Il trofeo della Coppa del Mondo (IMAGO) I gironi delle qualificazioni ai Mondiali 2026: tutte…
Le squadre già qualificate per i Mondiali 2026, che si terranno negli Stati Uniti, in…
La situazione aggiornata di tutti i giorni di qualificazione per gli Europei U21 Dopo l'Europeo…
Luciano Valente ha esordito con la nazionale maggiore olandese. Aveva giocato fino all'Under 20 con…
Episodio incredibile durante Malta-Polonia: da 1-3 a 2-2 in pochi secondi L'ex Hellas Verona Karol…
L'avventura in Arabia Saudita, gli ultimi anni di carriera e l'amore per il Real Madrid:…