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Karavaev, un gol per la speranza ucraina: dalla famiglia rimasta in zona russa alla Champions

Speranza: una parola semplice, quasi scontata per il nostro mondo, ma non così tanto a poche centinaia di chilometri da qui. Dell’invasione russa in Ucraina se n’è parlato e se ne sta parlando. Ma non è mai uscita nei discorsi la parola “speranza”, vuoi perché di possibilità benevole al momento ce ne sono poche, vuoi per la superficialità che gli si attribuisce. Chi invece non la sottovaluta per niente è il terzino della Dinamo Kiev Oleksandr Karavaev. Ucraino di Cherson, lui che con un gol ai preliminari di Champions League contro lo Sturm Graz di speranza ne ha data sia ai suoi tifosi che al popolo ucraino. 

 

Karavaev: i cori pro Putin e l’esultanza quasi in lacrime

Si perché in questo momento le rivalità interne stanno a zero, ormai il calcio ucraino è un blocco unico. E se anche solo la Dinamo riesce ad andare avanti, va bene così. L’ultima in “casa”, se la si vuole chiamare così la città di Lodz, in Polonia, dove gioca le partite casalinghe la squadra della capitale, non era una partita a caso. Arrivava dopo il ritorno contro il Fenerbache e, soprattutto, dopo i cori pro Putin intonati dai tifosi turchi. A metterli a tacere ci aveva pensato proprio Karavaev; con un gol nei supplementari (e l’esultanza quasi in lacrime) ha fatto ammutolire il Saracoğlu mandando la Dinamo Kiev al penultimo turno dei preliminari di UCL. 

 

La guerra già vissuta: dall’isola felice all’invasione della Crimea

Lui che poi ha anche giocato nel Fenerbache per sei mesi. Cresciuto nel vivaio dello Shakhtar, viene mandato due anni in prestito al club crimeano del Sevastopol. Un’isola felice per Karavaev e da sempre casa di uno dei porti più importanti d’Europa per il suo sbocco nel Mar Nero. Qui prima vince la Serie B ucraina e poi disputa un buon campionato nella massima serie. Quest’ultima stagione va in scena nel pieno di un’altra crisi tra Russia e Ucraina, quella del 2014, quella che probabilmente non è mai finita arrivando fino a oggi. Con il suo Sevestapol, Karavev è al centro del conflitto, specialmente dopo l’invasione della Crimea da parte dei russi. La squadra al termine della stagione 2013/2014 chiede alla UEFA l’annessione al campionato russo. Dopo il rifiuto dell’organizzazione europea, il club si è sciolto e il calcio professionistico a Sebastopoli è scomparso. 

 

Dinamo Kiev: parola d’ordine, speranza

Da lì continua la carriera di Karavaev: prima allo Zorya dove esordisce anche in Europa League insieme a Malinovskyi, poi la chiamata della Dinamo Kiev nel 2019. Ora è impegnato a portare la squadra in Champions, 8 anni dopo ancora una volta in uno scenario guerrigliero. Il tutto con il pensiero rivolto alla famiglia, rimasta nella sua città natale, Cherson, al sud dell’Ucraina. Attualmente la zona è occupata dai russi. “Non possono guardare la partita, ma comunicano tramite messaggi e leggono le notizie”: così aveva rivelato al Times. Ora con la sua Dinamo Kiev vuole provare a scrivere un’altra pagina di storia, per ridare la tanto cercata e mai scontata speranza, alla sua famiglia e al suo popolo. 

Filippo Rocchi

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