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Alleskönner Havertz: la normalità del predestinato

Kai Havertz, l'alleskönner, o semplicemente il predestinato. Un giocatore che si sta prendendo la scena partita dopo partita in Germania e anche in Europa. Una storia però che non è come quelle che leggete di solito. Qui non c'è un riscatto, non c'è una famiglia in difficoltà, non c'è il problema dell'integrazione post-Germania riunificata. Qui c'è solo Kai. 

SEMPLICEMENTE KAI 

Kai nasce ad Aachen nel 1999. Sì, solo vent’anni fa. Nonostante questo è già considerato uno dei giovani più promettenti del calcio mondiale. Il nome non è particolarmente comune, come non lo è il suo talento del resto. Il significato di Kai è sconosciuto, mentre le sue origine sono chiarissime. Cresce insieme alla famiglia, ai genitori. Il papà è poliziotto, mentre la madre lavora in uno studio di avvocati. Insomma, le regole sono il pane quotidiano in casa Havertz. Spazio per il divertimento? Poco. Mentre la passione per il calcio del piccolo Kai cresce insieme all’età, i genitori lo aiutano a cercare la sua prima squadra. 

Alla fine la scelta ricade sulla squadra della città, la soluzione più semplice e ordinaria, prima di essere notato dal Bayer Leverkusen quando ha appena undici anni. Quattro anni dopo si sposta a Leverkusen, dove per un anno viene ospitato da un vecchio speaker dello stadio. Perché il calcio deve essere sempre presente nella sua vita. Anche quando finisce la scuola dopo gli allenamenti. Se i genitori sono senza dubbio la sua colonna portante, è il rapporto con il nonno a renderlo speciale: “Il mio talento è solo coincidenza” – ha dichiarato a Spox – “Mio padre non era un calciatore forte, mentre mio nonno giocava a livello locale e mi ha insegnato tutto, mi lanciava la palla in cortile”. 

“LANCIATO” DA CALHA 

Se oggi conosciamo Havertz come uno dei talenti più cristallini del calcio tedesco, lo dobbiamo (anche) a Hakan Calhanoglu. No, non stiamo scherzando. Nell’autunno 2016 il turco oggi al Milan fu squalificato per quattro mesi per aver firmato un pre-contratto con il Trabzonospor ai tempi del Karlsruher e per poi non rispettarlo. Kai prese il suo posto al Bayer. Da quel momento, nessuno gliel'ha più tolto. Impossibile farlo. Poi l’inizio di una cavalcata che in realtà deve ancora forse iniziare. L’esordio a 17 anni in Bundesliga, nel 2018 diventa il più giovane giocatore a raggiungere le cinquanta presenze in campionato a 18 anni e 307 giorni, “rubando” il record a Timo Werner, un altro che la parola talento la conosce molto bene. Il totale, ad oggi, è di 31 gol e 23 assist in 113 gare. 

Tutti si sono innamorati di lui. Allenatori (come anche Sarri), club europei, e il Bayer è consapevole di avere in casa il talento del futuro. Ma i passi vanno fatti al momento giusto. Per questo il momento dell’addio, che arriverà, è stato rimandato. Si era parlato di Bayern Monaco in estate, ed è facile che i bavaresi ci riprovino nel 2020, così come il Borussia Dortmund che ha come sponsor il suo ex compagno Brandt. Club sì, ma anche allenatori. Löw su tutti, che non ci ha pensato molto prima di convocarlo in Nazionale, per poi farlo esordire lo scorso 9 settembre 2018. In lui ha identificato il simbolo del rinascimento del calcio tedesco post-Mondiale 2018. 

NESSUNO COME IL PREDESTINATO  

Ma di predestinati (veri) ce ne sono pochi, pochissimi. E, a volte, il talento non vuol dire per forza spirito ribelle. E questo ne è l’esempio. Come quando nel 2017 saltò il ritorno degli ottavi di Champions League contro l’Atletico Madrid. Doveva prepararsi per un esame a scuola. Ricordate l’impostazione familiare? Ecco, diciamo che quella non l’ha mai persa del tutto. Calcio, talento, ma anche testa. 

Kai sta crescendo, anno dopo anno, partita dopo partita. L’idolo d'infanzia Mesut Özil gli ha di fatto lasciato il posto in Nazionale, anche se per motivi ben diversi. Ora lui è pronto a prendersi tutto. Perché è uno che può fare tutto. In Germania lo chiamano proprio così: Kai Havertz è un Alleskönner, uno che può fare ciò che vuole. Sì, lui può davvero. Nonostante la sua genuina e meravigliosa normalità. 

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Francesco Porzio

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