“Due giorni dopo la partita con l’Inter, dopo l’allenamento mi si è alzata la temperatura, mi sentivo strano e avevo più caldo del solito”. Inizia così il racconto di Daniele Rugani di quel giorno in cui ha scoperto di essere il primo calciatore di Serie A contagiato dal coronavirus. Il difensore della Juventus, in un’intervista a Sky Sport, ha ripercorso quei momenti, ormai solo un doloroso ricordo.
“Sto molto bene, di buon umore, il peggio è passato. Ho passato un mese particolare, l’importante è che sia andato tutto bene. Nel male mi ritengo fortunato di aver avuto sintomi leggeri”- ha raccontato Rugani – A casa mi sono misurato la febbre e stava salendo. Per sicurezza ho deciso di andare in ritiro alla Continassa e poi giustamente i dottori hanno fatto il loro lavoro in modo giusto, controllando meglio la situazione”.
Tanto spavento, ma le cose hanno iniziato subito ad andare nel verso giusto: “Il giorno dopo la febbre era scesa a 36. Ci siamo spaventati, piano piano ci hanno tranquillizzato i dottori perché la malattia non dava problemi in gravidanza. La situazione è stata in crescendo, ci ha dato forza ed energia positiva. Ci ha aiutato tantissimo”.
Rugani è tornato in campo, si allena e aspetta la ripresa del campionato. Così come Higuain e Rabiot, per la prima volta agli ordini di Sarri dopo l’emergenza. Aspettano il via, mentre osservano da lontano come sarà il calcio, prendendo spunto dalla Bundesliga: “L’ho vista a spezzoni, fa strano vedere gli stadi vuoti – ha raccontato Rugani – le panchine con i giocatori separati e con le mascherine, che in campo si marcano stretti. Bisogna fare il massimo per tornare in campo con la maggior sicurezza possibile. Le misure vanno accettare, è giusto che il governo ci mandi in campo con più sicurezza possibile”.
Si aspettava un minutaggio maggiore Rugani, e ora è pronto a mettersi di nuovo in gioco: “Sicuramente speravo di giocare di più, quello è indubbio, però l’allenatore fa le sue scelte e io penso a fare il mio lavoro nel miglior modo possibile per far bene quando sono chiamato in causa. È sempre stata la mia filosofia e continuerò a farlo”, ha concluso il difensore bianconero.
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