Protagonisti attesi, annunciati. Un tempo a testa e un punto giusto. Juventus-Roma è un gioco di sguardi, di rivalità incrociate. Allegri contro Mourinho (più fischiato il secondo che applaudito il primo); Vlahovic contro Abraham. E poi Dybala, che doveva affrontare l’emozione del suo passato e vivere da protagonista una delle partite emotivamente più difficili della sua carriera. L’emozione si sente tanto, ma alla fine riesce a domarla. Ed è decisivo.
Per vederlo davvero in azione, ci vuole il secondo tempo. Perché nel primo, a parte aver causato l’ammonizione a Locatelli, della Joya si vede poco o nulla. L’Allianz lo ha accolto con un grande applauso, difficile da dimenticare. Non tocca tanti palloni, ma quello decisivo alla fine sì: l’assist in semirovesciata per Abraham vale tutto. È il 68’, sviluppo da corner in cui, si vedeva, la Roma stava crescendo. Ma non ci si sarebbe aspettato questo, forse. E così Paulo esulta con la squadra: niente gol, ma è prezioso. Parecchio. Quando esce dal campo, agli applausi si unisce qualche fischio: normale, per un avversario che ha fatto male. Alla fine saluta tutti, vecchi e nuovi compagni: si scambia anche la maglia con Vlahovic. Sembra un passaggio di testimone, questa partita se la porterà sempre nel cuore.
Sul tabellino, c’è quello che ci si aspetta: il nome di Vlahovic e quello di Abraham. Due gol belli, da attaccanti di quantità e qualità. Dusan segna subito, e lo fa in maniera inaspettata: al 2’ del primo tempo chiede e ottiene di poter battere una punizione interessante. Il suo sinistro lo conosciamo più per la potenza. La precisione era da scoprire: quando segna, lo stadio esplode di gioia. E lo fa anche lui, perché segnare così, in una partita come questa, dà sicurezza. Quella che Tammy è ormai per la Roma. Anche lui, come Dybala, nel primo tempo si vede poco. Ma quando deve farsi notare, lo fa: colpo di testa decisivo su assist meraviglioso della Joya. I tifosi giallorossi esultano. E lo fa soprattutto Mourinho.
Perché se nel primo tempo Allegri ha preparato tutto alla perfezione (e il dominio è netto), lo Special One si conferma tale nella lettura delle partite. Cambia l’impostazione tattica della Roma da un tempo all’altro: difesa a tre prima, difesa a quattro dopo. E la sua squadra cambia volto. Ai punti, è un pareggio. Come nei duelli. È solo la terza giornata, ma qualcosa si intuisce: quest’anno ci si può divertire davvero.
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