Categories: Interviste e Storie

Vita, addii e sogni: Juve-Napoli, un eterno racconto del quale non importa il finale

Juventus-Napoli è storia. Una sfida che è come un libro che apriamo, sfogliamo e leggiamo con foga per conoscere ciò che è stato, ma non ci darà mai la piena consapevolezza di quello che potrà accadere una volta chiuso. L’importante è solo il racconto.

Ambizioni, viaggi e novità

Juventus-Napoli è insieme gioia e dolore. È quel 1927, dove la potenza del Nord infligge la più pesante sconfitta che il giovane Sud del pallone vedrà nelle epoche successive. Un Napoli appena fondato, che grazie alla diffusione della “Carta di Viareggio” può giocare contro le squadre di Milano e Torino, subisce un passivo di 8 reti a 0 che rimarrà negli annali. Dovrà passare la più pesante depressione economica che l’epoca moderna ricordi per assistere alla prima storica vittoria degli azzurri contro la già pluriscudettata Juventus. È il 1930 e il Napoli ha la meglio per 2-1.

Anni Sessanta: il “boom” che coinvolge anche lo sport

Gli anni Sessanta sono quelli dei trasferimenti che fanno clamore. Dino Zoff: lui, friulano di nascita si posiziona fra i pali del calcio professionistico in una Napoli che guarda al domani. Partirà alla volta del Piemonte. È il periodo dei dribbling, dei gol e della “moda” del calzettone abbassato alla caviglia di Omar Sivori. Lui, che segna 135 reti con la maglia a strisce e decide di fare il percorso inverso. Il suo treno compie la tratta Torino-Napoli. Basterà trascorrere una lunga carriera con la maglia azzurra addosso e poi decidere di trasferirsi alla corte dei rivali bianconeri. E magari segnare il gol che vale il punto decisivo per la vittoria del campionato. Soffiandolo proprio a chi oggi, dopo quella beffa, ti cataloga come “Core n’grato”. Succede ad Altafini, ma toccherà anche a F. Cannavaro, Ferrara, Quagliarella e non ultimo a un idolo come Gonzalo Higuain. Aneddoti che invitano all’ascolto.

Da Maradona a Platini: l’epica di una partita

Passeranno gli anni, gli interpreti, le vittorie e le sconfitte, ma rimarranno i simboli. Da Maradona a Platini, effigie di un calcio glorioso che negli anni ‘80 ha regalato il primo scudetto al Napoli griffato Diego, a Zidane e fino all’esordio di Fabio Cannavaro. 1988 la tripletta  dell’imprendibile Careca che dà il largo ai 5 gol in salsa napoletana che torneranno ai giorni nostri.

Nuovo secolo, nuove sfide. Nuovi campioni, stesso appeal. Le cinque reti totali di Del Piero all’ex San Paolo. Le partite travolgenti con i gol di Cavani, Lavezzi e Hamsik. Le punizioni magistrali di Pirlo. Le sassate dalla distanza di Pogba e le incursioni di Marchisio. Higuain che non sa da che parte stare. Mertens ridisegnato prima punta dall’ultimo “Core n’ gratoSarri.

Le urla di Conte, l’agitazione palpabile sul volto di Mazzarri. L’ira di Allegri e l’eccitazione dei tifosi. Questo è Juventus-Napoli. Un racconto del quale non è poi così importante il finale. Leggi anche – Ritorno al futuro: il primo scontro tra Allegri e Mazzarri in panchina

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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