Prendete un po’
di nobiltà europea, mixata soprattutto negli anni 90’, il fascino viene già da
sé; aggiungete un po’ di tatticismi, ordinati non da due allenatori qualsiasi
come Allegri e Mourinho; poi, spruzzate quel pizzico di follia tipica di un
doppio ex come Patrice Evra, che sui social ha già commentato a modo suo, e il
percorso Torino-Manchester che ancora una volta farà Paul Pogba. Ed ecco
servita Juventus-Manchester United in Champions League. Dimentichiamo qualcosa?
Of course, la portata principale: Cristiano Ronaldo che torna ad Old Trafford,
e già questo basterebbe per complimentarsi con l’urna di Montecarlo, che
accoppiando due semplici palline ha messo così tanta carne al fuoco offrendo un
reboot di un grande classico. Questo è il girone H, quello con Juventus,
Manchester United, Valencia e Young Boys. E da contraltare a tanti incroci fanno
invece gli zero precedenti sia tra bianconeri e Valencia, sia con i “giovani”
colleghi dello Young Boys (dal latino all’inglese è un attimo…).
Da cosa cominciare? Da lui, è ovvio. Per continuare a splendere e far splendere la sua nuova Signora in futuro, Cristiano deve ricominciare dal passato. È un assunto che spesso la vita ama porre: magari più avanti incontrerà nuovamente il Real Madrid, ma intanto le 292 partite e i 118 gol del portoghese in maglia Red Devils saranno lì, a ricordargli ulteriormente dove è diventato grande e chi è adesso. Uno scenario non inedito: Ronaldo ha già incrociato lo United in Champions, con la maglia del Real, e gli ha pure fatto gol (non esultando). Era la stagione 13/14, ottavi di finale, un gol a Old Trafford e uno al Bernabeu. Porte girevoli, come con José Mourinho: Cristiano rincontrerà anche lui, che lo ha allenato per tre stagioni a Madrid senza che l’amore sia mai sbocciato del tutto. (E per Mourinho riecco anche i bianconeri da avversario, già affrontati negli anni d’oro trascorsi a Milano). C’è stato amore, ma non è bastato, tra Pogba e la Juventus: perché il primo non si scorda mai e Paul dopo essere diventato grande a Torino è tornato a casa. Affronterà per la prima volta da avversario i bianconeri, lui che all’ambiente Juve è rimasto molto legato: il rapporto con Dybala è ancora stupendo, quello con Allegri è sempre stato ottimo tra una sfida a pallacanestro e una a chi fosse più bravo segnando da metà campo nelle porticine d’allenamento.
[Off topic, ma mica tanto: a proposito di ritorni, anche Joao Cancelo tornerà a Valencia…]
Sarà curioso capire il copione tattico di Juventus-Manchester United versione 2018, perché Mourinho e Allegri sotto questo punto di vista ci sanno fare. E però la sfida tra queste due squadre, in un passato non troppo lontano, è coincisa anche con un confronto tra due mostri sacri della panchina: Lippi e Sir Alex Ferguson. Storia di stima e rispetto reciproco tra due istituzioni: gli elogi del manager scozzese al DNA bianconero non sono mai mancati e l’allenatore viareggino ha sempre ammirato Sir Alex. Restando agli anni 90’ e ai primi 2000, Juve-United può essere considerata una classica. Il primo precedente in Champions League è della stagione 96/97, fase a gironi. Doppia vittoria per 1-0 per i bianconeri, firmata Boksic a Torino e Del Piero ad Old Trafford; replay nella stagione successiva: a Torino è ancora 1-0 Juve (Inzaghi), a Manchester rivincita red devils (3-2, a segno per la Juve Del Piero e Zidane). In entrambe le annate, i bianconeri riusciranno ad arrivare in finale. Ma non c’è due senza tre e nella stagione 98/99 le due squadre si affrontano ancora, questa volta in semifinale: a Manchester Conte riesce a strappare l’1-1, il ritorno a Torino è una beffa dolorosissima per la squadra allenata da Ancelotti: avanti 2-0 con doppietta di Inzaghi, i bianconeri si fanno rimontare 2-3. L’ultimo incrocio risale alla stagione 2002/03, nella seconda fase a gironi (che all’epoca sostituiva gli ottavi): nonostante il doppio ko (0-3 a Torino, 2-1 a Manchester) la Juventus riuscirà a raggiungere i quarti di finale (e poi la finale, giocata proprio a Old Trafford).
“Juventus qualified? Oh…”. Una smorfia di disappunto misto a paura nel volto di Gary Neville, circa vent’anni fa. Spiega più di tutte queste parole e questi numeri l’effetto che fa rileggere i nomi di queste due squadre uno accanto all’altro, con le stelle della Champions League a fare da sfondo.
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