Adesso si fa difficile. Sotto gli occhi di John Elkann, la Juventus stecca ancora e male: lo 0-3 col Milan è pesantissimo. Forse anche più di quel quinto posto, che allontana la Champions League. Era l’obiettivo minimo del campionato: non arrivarci, l’ha detto anche Paratici, sarebbe un fallimento.
A tre partite dalla fine, la squadra di Pirlo ancora non riesce a trovare la dimensione giusta. Specchio di una crisi più mentale che fisica (non è la corsa a mancare), che frena i giocatori. O anzi, li fa regredire.
L’uscita di Szczesny (che in parte ripara con il rigore neutralizzato a Kessié) sul gol di Diaz è l’immagine più clamorosa, ma non l’unica: Alex Sandro, Bentancur e Morata sbagliano passaggi facili; McKennie, già rimproverato da Pirlo, non riesce a tenere mai Theo Hernandez; Chiesa è nervoso, e il fallo nel secondo tempo su Calabria (duro ma non cattivo) è la dimostrazione di una frustrazione a cui la Juve non riesce a trovare rimedio. E se non segna Ronaldo, non segna quasi nessuno: a provarci, oggi, più degli altri è Dybala. Ma è troppo tardi.
All’arrivo dei pullman, un centinaio di tifosi si era presentato per caricare una squadra che ha bisogno di ritrovare se stessa. C’è poco tempo per farcela e giocare già mercoledì può essere di grande aiuto. Poi, bisognerà fare davvero i conti.
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