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Juventus, Buffon: “Mi ritirerò serenamente, sono curioso della vita”. Iniesta: “Guardiola e Laudrup i miei idoli”

Due giorni a Juventus-Barcellona, penultima partita del girone di Champions League. I bianconeri hanno bisogno di punti, per blindare la qualificazione agli ottavi di finale, mentre i catalani possono vivere più serenamente la sfida. Gianluigi Buffon e Andres Iniesta si sono resi protagonisti di un’intervista doppia, che ha spaziato dal futuro dei due giocatori al loro passato.

Iniesta: “Giocherò finché non sarò stanco. Non ho paura, quando sarà il momento lo accetterò, tutto nella vita ha un inizio e una fine, l’importanza è godersi il tragitto. E’ un po’ presto per pensare di fare allenatore, il ruolo di dirigente non l’ho mai considerato. Non ho mai pensato di fare il portiere però, quello è un ruolo abbastanza complicato. Mi piacerebbe se qualcuno dei miei tre figli diventasse un calciatore. Direi loro di seguire fiducia, lavoro e umiltà: gli stessi valori positivi della vita. I miei idoli erano Guardiola e Laudrup. Sono fortunato ad aver vissuto da sportivo l’apice del club e della nazionale, dal punto di vista personale la cosa migliore è la salute e la felicità della mia famiglia. L’ultima partita la immagino come un momento emotivo, incredibile a livello personale, con l’orgoglio per tutto quello che ho vissuto. Champions? Spero e vorrei che la vincesse il Barcellona”.

Buffon: “Io probabilmente mi ritiro al termine di quest’anno, più che sicuro della scelta sono sereno. Sono tanto curioso della vita, quindi non ho paura di smettere. Non ho preso in considerazione l’idea di fare l’allenatore; non mi piacerebbe nemmeno fare la figura del burattino: se facessi il dirigente o ricoprissi un altro tipo di incarico lo farei soltanto quando mi sento pronto. Il mio cantante preferito è Celentano, ogni tanto faccio parte del coro della chiesa, è molto bello e ci tengo a dirlo. Io ho giocato fino a 12 anni a centrocampo, poi ai Mondiali del 1990 uno degli uomini simbolo del Camerun era Thomas N’Kono e volevo emularlo. Mio padre diceva che ero tagliato per fare il portiere. Mi piacevano anche Zenga, Tacconi, Peruzzi, Toldo, Pagliuca, Marchegiani: quella scuola italiana di cui nessuno parla mai. Sarei molto felice se uno dei miei figli volesse fare il calciatore: lo sport è una palestra di vita e allontana le tentazioni. Gli direi di divertirsi, con passione e serietà, cercando di capire presto se è la sua strada. Mi sto godendo gli ultimi anni della carriera perché ho più coscienza adesso, poi c’è il Mondiale che resta un ricordo meraviglioso. La mia ultima partita la immagino come la prima: con entusiasmo e orgoglio. Quest’anno la Champions la vince la squadra che si troverà fisicamente e mentalmente a marzo in una condizione migliore, spero che sia la Juve”.

Redazione

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