Caso, intrigo, “affaire”. Tanti nomi, una sola storia… ormai finita: quella tra Keita Balde e la Lazio. Tutto nasce dall’esclusione dalla Supercoppa contro la Juve. E già qui tante versioni: da un lato quella della Lazio, che parla di “fastidi muscolari” accusati dall’attaccante durante la rifinitura, poi quella dell’entourage del giocatore, che punta il dito contro la società biancoceleste. Infine, la risposta di Keita su Twitter: “Questa decisione mi crea un disagio psicologico da cui non so valutare le conseguenze”. Ergo: mobbing. “E’ colpa della Lazio”, questo il senso. E’ racchiuso tutto lì, significato emblematico e coinciso. Keita “era pronto per giocare” ma “non gli è stato permesso”. Le parti, poi, si accusano a vicenda e si danno la colpa, con entrambe le decisioni – secondo quanto filtra – scaturite dalla volontà dell’altro. Keita ha l’intesa coi bianconeri, la Lazio non l’ha ancora trovata, ma il senegalese vuole la Juve e una nuova sfida. Difficile giocare contro quello che sarà il suo prossimo futuro, niente Supercoppa. Ora, a seguito dell’ennesimo sfogo via social, si attende la risposta della Lazio. Ah, domani c’è la Juve. E il clima in casa Lazio è tutt’altro che tranquillo.
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