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Maledizione rigori per Jorginho, da cecchino a inefficace

Ormai si può parlare di maledizione rigori per Jorginho. Almeno in Nazionale. Il centrocampista del Chelsea sbaglia il terzo rigore consecutivo con l’Italia, di cui gli ultimi due proprio contro la Svizzera, impiccando una qualificazione al Mondiale del 2022 praticamente certa. A settembre a Basilea se l’era fatto parare da Sommer, questa sera all’Olimpico c’era l’occasione del riscatto. Al 90’, grazie a Var, davanti a 50.000 tifosi pronti ad esultare sulle note di “Un’estate italiana”, proprio come quattro mesi fa.

 

 

Ma anche questa volta l’errore. Alto, sopra alla traversa. Ma se quello contro l’Inghilterra, in finale a Wembley, era già diventato un ricordo lontano, il doppio errore in due mesi, complica la qualificazione in Qatar.

Agli azzurri servirà la sfida di lunedì contro l’Irlanda del Nord per la matematica vittoria del Gruppo C, con automatica qualificazione ai Mondiali del prossimo inverno. Basterà fare lo stesso risultato della Svizzera, cercando di mantenere positiva la differenza reti nei loro confronti. In caso di ulteriore parità, si conterebbero i gol fatti. Se ancora pari allora passerebbe la Svizzera, che ha il vantaggio della differenza reti negli scontri diretti, dopo l’1-1 dell’Olimpico. Ecco i criteri per

 

 

 

 

Un peccato, soprattutto perché il brasiliano se la sentiva. Ancora una volta si era preso la responsabilità del rigore. Come confermato da Mancini a fine gara: “Era uno dei rigoristi e se se la sentiva ha fatto bene a calciarlo”. Una fiducia che, come detto da Bonucci, i suoi compagni non gli hanno fatto mancare.

 

 

Nonostante ci fossero anche Chiesa e Berardi pronti a toglierli un peso, diventato, forse adesso, insostenibile: “Lui è il nostro rigorista e continuerà a esserlo”. Fine della storia. Nata d’amore e d’azzurro, con 6 rigori su 6 segnati. Diventata negli ultimi quattro mesi di uno sbiadito biancorosso anglo-svizzero.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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