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L’hockey su ghiaccio e il no al Liverpool. Venezia, Pohjanpalo si racconta: “Ho un Excel con tutti i miei gol”

Vieni dal Mar Baltico, sei finlandese e vuoi fare sport. Il primo passo è piuttosto semplice: “A cinque anni ho cominciato a giocare nel PK-35 Vantaa ma praticavo anche l’hockey su ghiaccio in una delle società più importanti del Paese. Poi ho mollato perché non ci stavo più dietro tra pallone e scuola”. E la scelta di Joel Pohjanpalo, attaccante finlandese arrivato a Venezia questa estate è stata più che vincente. Con il gol contro il Cosenza ha trovato la diciottesima rete italiana dopo che di gol ne ha segnati tanti in tutto Europa. E chissà quanti ne avrebbe potuti segnare se non fosse stato per qualche infortunio di troppo. In esclusiva ai microfoni di gianlucadimarzio.com Pohjanpalo ci ha raccontato la sua storia. 

 

 

 

Sul campo di gioco gli veniva tutti facile fin da piccolo: “La mia migliore stagione è stata quando avevo otto anni: in 69 partite avevo segnato 202 gol…. Ma la vera domanda è: come fa a ricordarsi a memoria questi numeri? Facile, se li è segnati: Tenevo il conto di quanti gol facevo alle partite. Ho cominciato con un quaderno poi sono passato ad un file Excel. A 1000 gol mi sono fermato ma conservo ancora tutti i dettagli da qualche parte”. Insomma, i numeri di un ragazzino di quell’età si notano facilmente e l’HJK Helsinki, aka il club più importante di Finlndia, se lo assicura. E dopo aver fatto i “peggio disastri” per via di gol nelle giovanili, nella prima di campionato con i grandi segna una tripletta in 2 minuti e 42 secondi: “Senza quei tre gol forse oggi non sarei qui. Tante squadre da tutta Europa mi volevano: Lione, Liverpool, Bayer Leverkusen… 

Il no al Liverpool, altre triplette, Finlandia e Eriksen

Piccolo spoiler: la sua squadra del cuore erano i proprio i Reds (idolo Michael Owen). Ecco spiegata la scelta del Bayer: “In Inghilterra mi avevano offerto un contratto per le giovanili e non come un professionista. Poi volevo aiutare economicamente il mio club, in Finlandia non girano troppi soldi nel calcio, anche oggi. Il Leverkusen pagò circa 1.5 milioni, una somma che avrebbe coperto l’intero stipendio della rosa per un anno. Nell’ultimo allenamento prima di partire, però, si fa male e il club tedesco, anche per una regola che riguardava gli infortunati, decide di mandarlo due anni in prestito in seconda divisione, prima all’Aalen poi al Fortuna Dusseldorf. Tre stagioni di gavetta ed ecco il salto in Bundes, dove stupisce di nuovo tutti: “Faccio gol all’esordio contro il Mönchengladbach   e alla seconda partita un’altra tripletta da subentrato contro l’Amburgo. Magia, o forse no: “Sono stato fortunato perché in quelle due occasioni giocai dopo che Hernandez si era rotto la mano cadendo dalle scale”. All’epoca Chicharito, superstar, era vicino di posto nello spogliatoio di un nemmeno ventenne Pohjanpalo. 

Credit Venezia FC

 

Poi qualche infortunio di troppo alle caviglie, Amburgo e Union Berlino per guadagnarsi Euro2020 e forse il gol più importante della sua carriera: il primo e unico della nazionale finlandese in una fase finale di una competizione, Ma senza esultare: in quella maledetta gara contro la Danimarca dove Eriksen rischiò la vita.   

La passione per il vino e l’amicizia con Joronen

Credit Venezia FC

 

Ma vi ricordate che anche il Lione ci aveva provato per lui? Bene, anche la Francia del Sud è sempre piaciuta a Joel: lo scorso fine luglio si sposa con Catha (incontrata a Dusseldorf) a nord di Nizza ma la sua vera passione lì è il vino: “Amo il rosé di quella zona e ad Helsinki ho aperto un negozio di vini, ne ho una collezione. In Italia mi piace molto il rosso”. A Venezia è arrivato ad agosto dopo l’esperienza al Çaykur Rizespor in Turchia (anche qui era arrivata una tripletta), insieme al suo migliore amico Jesse Joronen: “Nell’ultima stagione dovevamo entrambi cambiare club e scherzavamo sul fatto che avremmo dovuto giocare insieme…”. Così è andata, ora in laguna ci sono tre finlandesi, contando anche Niki Mäenpää. E tutto è andato per il verso giusto: non è arrivata un tripletta ma bensì un poker. Con la laguna come sfondo (e una birra) è tutto più speciale.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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