Categories: Interviste e Storie

Jeremy De Leòn, l'”amuleto” di Ancelotti

Ma chi è quel ragazzino?” La chioma rossa di Jeremy De Leòn non passa inosservata, nel torello del Real Madrid a Wembley. In mezzo a Kroos, Modric, Bellingham, c’è anche questo ventenne lentigginoso, che ormai è diventato una presenza fissa nelle convocazioni di Ancelotti. 

De Leòn è un esterno d’attacco portoricano classe 2004, arrivato al Castilla a gennaio dal Castellòn. Non fa parte della lista Champions, eppure Ancelotti lo chiama con sé dai quarti contro il Manchester City. 

Chi è Jeremy De Leòn, col Real Madrid a Wembley per la finale

Perché convocare un calciatore che non potrebbe scendere in campo? Le ipotesi sono due. Una rinvia alla scaramanzia: De Leòn è il talismano del Real? Visto com’è finita contro il City e poi contro il Bayern… D’altra parte alcuni dei compagni, ultimo dei quali Ceballos, hanno postato in questi giorni delle storie in compagnia di Jeremy, chiamandolo “amuleto“. 

Questa interpretazione è scartata però da Ancelotti: “Ma quale fortuna!“. La spiegazione la dà lui stesso: “Senza Jeremy saremmo in diciannove, e per le esercitazioni di campo non va bene. Venti è un numero giusto“. C’è chi gli crede e chi pensa che “Carletto” faccia pretattica in vista della finale contro il Dortmund, che potrebbe regalare la quindicesima Champions alla Casa Blanca. Comunque andrà, ancher il “ragazzino” sarà parte della Storia. Leggi anche – La probabile formazione del Real Madrid contro il Borussia Dortmund

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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