“L’unica mia ambizione è sempre stata quella di fare il calciatore, fin da quando ero bambino”. Sono queste le prime parole di Vincenzo Italiano che si è raccontato ai microfoni del sito ufficiale della Fiorentina.
L’allenatore conosce bene i sacrifici per arrivare fino alla Serie A: “Venire fuori dal paesino in Sicilia dove sono nato io è un qualcosa di straordinario. È un paesino vicino ad Agrigento, si chiama Ribera. Io sono solo il terzo, di tutta la storia, a diventare un calciatore professionista”.
Italiano è arrivato sulla panchina della Fiorentina dopo anni di gavetta in tutte le categorie professionistiche: “Sono stati quattro anni in quattro categorie diverse e con quattro gruppi diversi. Cambiare categoria ogni anno non è semplice: aumenta la qualità, aumenta la fisicità, aumentano le difficoltà. La parte più difficile – confessa – per un allenatore è quella di cercare di portare le idee, convincere i calciatori a seguire la propria idea di calcio. Una volta ottenuto quello tutto diventa più semplice”.
L’idea di calcio è sempre la stessa: “Mi piace il gioco corale, mi piace la partecipazione di tutti, mi piace coinvolgere tutti. Condivido con i calciatori tutti quelli che possono essere anche i problemi che nascono durante l’anno”.
La scelta di Firenze è l’ennesima sfida che dimostra la voglia di Italiano di porsi sempre nuovi obiettivi: “Ancora la fame di vincere ed ottenere risultati importanti c’è – continua – e l’ho dimostrato accettando la sfida di allenare questa squadra che ha qualità, che è di altissimo livello in tanti componenti. Se c’è qualcosa che deve regnare e che porta le vittorie, è la qualità in tutto ciò che si propone”. L’allenatore viola ha le idee molto chiare anche quando parla delle fonti di ispirazione: “Come si fa a non nominare Guardiola? Lo stesso Sarri, Klopp, Luis Enrique. Zeman è sempre stato una fonte di ispirazione per molti allenatori, per il modo con cui attaccava, il modo con cui riusciva a mandare in gol le proprie squadre”.
Essere allenatore vuol dire essere sempre concentrati sul lavoro: “Fare l’allenatore è un qualcosa che spesso è h24. Personalmente non riesco mai a staccare da quello che è preparare gli allenamenti, mettere a posto le situazioni che non vanno. Essere perfezionista – prosegue – certe volte è una malattia. Il pensiero va solo ed esclusivamente alla mia squadra, alla preparazione per arrivare alla domenica”.
Italiano, infine, chiude con un pensiero al presidente e ai tifosi viola: “Devo ringraziare la società, Rocco Commisso, Joe Barone, Daniele Pradé. Mi hanno fortemente voluto. È la prima volta che vengo accolto così. Sono rimasto veramente stupito, anche alla presentazione. Voglio creare un’identità forte, un gruppo unito: cercheremo di essere all’altezza della situazione”, conclude l’allenatore della Fiorentina.
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