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Gravina: “A prescindere dal risultato rimangono le difficoltà del calcio italiano”

Non pensiamo più all’Europeo vinto. Quello è storia, guardiamo avanti” ha detto Gabriele Gravina alla Nazionale a cena come ha raccontato il presidente della FIGC alla Repubblica in esclusiva. Gli azzurri si giocano il Mondiale, prima contro la Macedonia del Nord e poi eventualmente nella finale contro la vincente di Portogallo-Turchia.

Le parole di Gravina

Nell’intervista al quotidiano il dirigente italiano mette in guardia tutti: “Io penso solo alla Macedonia, domani. Sarà dura e noi contro le squadre slave soffriamo sempre“. La certezza è una però: “Di sicuro venderemo cara la pelle: siamo abituati a sudarci tutto, storicamente o facciamo grandi exploit o grandi flop. E questo ha radici più profonde“.

 

 

Il discorso poi si sposta su argomenti legati all’eventuale fallimento e a quanto potrebbe succedere al movimento calcistico italiano. Il primo tema è il futuro di Mancini: “Ha perso una partita delle ultime 40, gli ho fatto firmare il rinnovo prima dell’Europeo e non era scontato che lo vincessimo, anzi. Se avessimo segnato quel rigore di Roma contro la Svizzera, per me un “rigirino”, non staremmo a parlare di tutto ciò“.

 

 

Dopo passa a parlare del suo futuro: “Solo un folle lega la politica al risultato sportivo. Io voglio vincere, ditemi dove devo andare a piedi per vincere queste due partite e ci vado. Ma se pensassi che vincendo due partite risolverei i nostri problemi, ucciderei il calcio italiano“.

A proposito delle difficoltà Gravina spiega: “Guardate il risultato del calcio italiano nelle competizioni europee. Se la Juve perde 3-0 con la settima spagnola c’è un motivo. Le Primavera hanno solo il 30% di giocatori italiani, non ci sono infrastrutture per far allenare i giovani, abbiamo perso 200 mila tesserati del settore giovanile e scolastico durante la pandemia, recuperandone poi 120 mila. La responsabilità politica c’è se non si risolvono questi problemi“.

 

 

Rivoluzioni del calcio

Ultimi temi sono le possibili rivoluzioni del calcio. Il primo tema è quello della Superlega: “Quel contratto è un’ipotesi progettuale. Se diventasse realtà, la Juventus sarebbe fuori dal campionato italiano. La Superlega è la risposta sbagliata a un’esigenza reale. Anche l’Italia deve ragionare su come migliorare la qualità del campionato e renderlo più appetibile per i mercati in espansione come quello arabo dove al momento raccoglie poco“.

Poi chiude parlando dell’ipotesi di una Super Serie A paventata nell’ultimo periodo: “Sento parlare di una Serie A come la Premier. Ma la federazione inglese ha una quota della Premier con la Golden share e il diritto di veto su tutto. Sarebbe come commissionare la Lega: a me va bene, ma chi ne parla lo sa?“.

Redazione

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