Nel caos geopolitico in Siria, il calcio prende una posizione netta. A poche ore dalla caduta del regime di Bashar Hafiz al-Assad e la salita al potere dei ribelli dell'HTS, la federazione calcistica del paese ha annunciato un nuovo rebranding di logo e divise ufficiali. Si passa dal tradizionale colore rosso al nuovo verde. Una modifica semplice, ma molto più significativa di quel che potrebbe sembrare.
Il simbolico rebranding del calcio siriano
"Il primo storico cambiamento nella storia del calcio siriano, lontano da macchinazioni e corruzione". Così la SFA (Syrian Football Association) ha annunciato la modifica del colore delle divise e del logo sul proprio profilo ufficiale Facebook. Un cambio parallelo a quello della bandiera ufficiale del paese, che ha mantenuto le tre strisce orizzontali cambiando un solo colore. Quale? Il rosso, diventato, anche qui, verde.
Oltre a essere il colore identificativo delle forze ribelli che hanno rovesciato il governo, il verde si trovava nella prima bandiera del paese dopo l'indipendenza ottenuta dalla Francia nel 1946. Venne in seguito cambiata in rosso nel 1980 dal dittatore Hafiz al-Assad, padre di Bashar. Per il calcio, come per il paese intero, questo cambio cromatico rappresenta libertà e speranza verso il futuro.
Dall'inizio della guerra civile nel 2011, il movimento calcistico siriano (che già non viveva una situazione facile) è entrato in grosse difficoltà economiche. Il conflitto ha portato l'annullamento di diverse partite e tornei. La FIFA ha vietato alla Siria di ospitare match internazionali e molti club sono arrivati a non poter più pagare gli stipendi ai propri giocatori. In alcune zone, il pallone non ha rotolato per tanto tempo. Ad Aleppo, per esempio, si è tornati a giocare una gara ufficiale dall'inizio della guerra nel 2017. Quattro anni prima, a Damasco, un calciatore era stato ucciso in un attacco terrorista nei pressi dello stadio locale. Il calcio siriano sanguinava ed era diviso da chi sosteneva la dittatura di Assad, per ottenere sostegno economico e favoritismi, e chi si opponeva. Diversi giocatori negli ultimi anni hanno rifiutato la convocazione in nazionale.
Una nazionale che ora è alla ricerca di un commissario tecnico. Il prossimo impegno, un'amichevole programmata il 15 dicembre contro il Kuwait, è stato annullato. L'ultimo risultato resta la sconfitta contro la Russia per 4-0. Un'ironia calcistica mixata alla geopolitica. Era il 19 novembre. Meno di un mese dopo il futuro, per il pallone e per il paese, è tutto da ricostruire.