L'Italia nel destino l'ha avuta da sempre, fin dal primo momento in cui ha aperto gli occhi. Karlo Butic è nato a Zara, capitale storica della Dalmazia divenuta un exclave italiana in seguito alla prima guerra mondiale. Croato sì, dunque, ma con il tricolore verde, bianco e rosso costantemente sullo sfondo. I primi calci al pallone, però, li da' in patria. Arriva fino alla seconda categoria con la maglia del Nk Zadar. Gioca in prima squadra, perché da quelle parti si usa fare così: subito nella mischia, poco importa se sei del 1998 e se non sei ancora maggiorenne. Se la squadra perde e vince solo cinque partite su 33, retrocedendo a fine anno. Segna sei gol in 29 presenze Karlo, quel tanto che basta per attirare l'interesse di Patrick Bastianelli e dell'Inter. La stessa coppia che anni fa ha battezzato Balotelli e che di attaccanti ne capisce eccome. Prima punta, alta quasi un metro e novanta, capace di fare gol in tutti i modi. Di testa ma anche di punizione, come dimostra lo splendido gioiellino sotto l'incrocio con cui ieri ha segnato al Perugia, contribuendo alla qualificazione dei granata agli ottavi del Viareggio. Un paragone, quello con Darko Kovacevic. Due stagioni alla Juventus per quest'ultimo, tanti anni e molti gol con la maglia della Real Sociedad. Così come numerose sono le reti stagionali di Karlo, arrivato a quota 20 in 29 presenze. Quello che ci voleva dopo un anno difficile passato all'Inter. Solo 392 i minuti giocati in campionato, con i gol di Pinamonti a chiudergli ogni varco. Un'unica consolazione, la conquista del titolo di capocannoniere proprio al Torneo di Viareggio che, evidentemente, gli porta una discreta fortuna. Sei reti in cinque match, più di tutti nonostante la precoce eliminazione ai quarti. Lui, però, non demorde. Si allena di tanto in tanto in prima squadra, fa amicizia con Perisic, che lo invita più volte sul suo Jet Privato per tornare in Croazia in occasione delle partite della Nazionale. Si carica con le frasi di Michael Jordan e Muhammad Ali, consapevole dell'importanza del lavoro settimanale. "Odiavo ogni minuto di allenamento - si legge sui suoi profili social - poi un giorno mi dissi 'Non smettere di farlo. Soffri adesso e passerai il resto della tua vita da campione". Se ci riuscirà o meno, è ancora molto presto per dirlo. Lui, però, non ha smesso di lavorare, nonostante abbia cambiato squadra. Da Milano a Torino, sponda granata, dove esplode sotto gli ordini di Mister Coppitelli. Segna a raffica, dieci gol nelle prime nove di campionato. Altri sette in Coppa Italia, laddove trascina il Torino nella doppia finale contro il Milan. Numeri mostruosi, numeri da...Belotti. Sì, il Gallo, lui che non se la passa tanto bene e che in estate avrà le luci del mercato puntate addosso. Karlo lavora ogni giorno per sperare di raccoglierne l'eredità. Perché, come direbbe Michael Jordan, "Si può accettare il fallimento, ma non il fatto d non averci provato". C'è anche questa citazione sul suo profilo Instagram, oltre a Derrick Rose, Dwayne Johnson e... Breaking Bad. Già, ci va pazzo. Lui che quando gioca "Non si trova in pericolo ma è un pericolo" direbbe il buon Walter White. Karlo, intanto, gioca a Viareggio, segna e vola con il Torino. Nella speranza che non sia lui a dover "bussare alla porta", ma che a farlo siano Cairo e Mazzarri. Destinazione Serie A, stadio Grande Torino
Data: 15/03/2018 -