I tifosi protestano, Preziosi risponde. Il presidente del Genoa commenta la protesta crescente dell'ambiente rossoblu, che vorrebbe la cessione da parte del presidente della società. Una società che, risponde Preziosi, sta migliorando nel bilancio ma avrà bisogno di ulteriori cessioni. La prima? Quella più probabile è di Romero: "Sapete tutti che la Juventus è in vantaggio, molto probabilmente andrà lì" ha commentato il numero 1 genoano a Primocanale. "Il Genoa" ha prosegito Preziosi, "non è una soicetà sana. Ma sanissima. Entro quest’anno non avremo alcun debito verso l’erario, l’ha detto Zarbano e lo sto ribadendo io. Se analizziamo le rose, senza tirare in ballo società che hanno fatto meglio di noi come Parma e Spal, se portassi dentro al Genoa la metà dei giocatori che giocano in queste squadre mi prenderebbero per pazzo: solo che errori commessi anche dal sottoscritto in primis, per cambi o scelte di allenatori, hanno creato una situazione di stress. La rosa è adeguata per la salvezza e migliore di tante altre rose, ma questo non vuol dire che la migliore rosa poi vinca, il risultato sportivo è sicuramente deprecabile”.
Sulle colpe del momento attraversato dal club. ”La colpa è dei risultati che non arrivano, poi ci sono evidentemente anche delle responsabilità di cui mi prendo carico: il fatto che possano decidere di fare una contestazione mi sembra abbastanza legittimo, ciò che non è corretto è che si voglia identificare una tifoseria genoana solamente in quelli che contestano il tutto. Io mi prendo le mie responsabilità quando parlo e dico che quando il Genoa non va bene esiste un certo tipo di tifoseria: credo che nessun tifoso possa essere soddisfatto dei miei risultati negli ultimi due anni e ne sono responsabile, ma da qui a dire che tutto quel che ho fatto sia da buttare ce ne passa e mi sembra sbagliato. Voglio solo ricordare che il Genoa nel 2007 è stato preso con 700mila euro e 27 milioni di debiti, se poi uno ha speso 8 milioni per prendere Toni può avere sbagliato”.
Sulla volontà di vedere il club manifestata più volte dal presidente Preziosi. “Il problema è che nelle società di calcio non ci sono le code fuori: dal 2003 al 2019 quanti soldi ha dovuto coprire la famiglia Preziosi per ripianare i debiti, e lo ha fatto giustamente? Se poi vogliamo ragionare sempre in malafede non ne usciamo, perché io ho sentito parlare di 48 milioni di debito con l’erario contro i 58 dell’anno prima: in questo bilancio ci sono 29 milioni di debito senza Piatek, basterebbe leggerli i bilanci, ma se voi vi ostinate a far così per guadagnarvi gli applausi di certi tifosi non va bene. Tra di voi ci sarà qualcuno capace di leggere il bilancio? L’azienda Genoa oggi è sana, ieri un po’ meno e l’altro ieri un po’ forzata: non voglio più stare a discutere sui debiti e sul fatto che nessuno compri il Genoa perché ci sono i debiti, se qualcuno non vuole comprarlo sarà perché non è interessato. Guardiamo gli ultimi presidenti, c’è mai stato un presidente di Genova? C’è mai stato qualcuno che fosse un foresto, venuto da fuori? Spinelli? E’ calabrese”.
La protesta continua, però. E i tifosi probabilmente diserteranno lo stadio dalla gara col Parma. “Io ci metto la faccia e se non vengo allo stadio è solamente perché in nessuno stadio del mondo ci sono stati striscioni offensivi verso la famiglia. Io ho solo un comportamento che può essere difeso o criticato, credo che ogni tifoso oggi non sia soddisfatto del mio operato e che possa decidere di non andare allo stadio, ma sempre in maniera civile. Il fatto che la parte normale della tifoseria contesti e disapprovi io lo accetto, nell’ultimo anno però mi sembra che questa parte di civiltà sia scomparsa: per venire allo stadio 7-8 persone della Digos dovrebbero controllarmi e allora preferisco stare dove sono”.
Si parla, infine, delle cessioni di questi ultimi anni: da Pavoletti a Rincon, passando per Iago Falque, Kucka e Antonelli. “Se la loro permanenza era incompatibile con una sana gestione del bilancio? Il problema è che non riusciamo a spiegare come a Genova il tifoso sia molto più esigente. Da noi gli stipendi sono molto più alti rispetto ad una società media, perché parliamo di una società con un determinato blasone: per mantenere una squadra in Serie A bisogna sostenere anche altre spese, come per il settore giovanile, motivo per cui ogni anno bisogna ripianare. Evidente come ogni volta che si venda un giocatore importante si apra una ferita. Se rivenderei Piatek a gennaio? Qualunque cosa dicessi oggi non sarei credibile: dal punto di vista societario è stata una mossa sanissima, la vendita di Piatek e quella di Romero metteranno a posto definitivamente i conti della società. Io vi prometto che l’erario sarà estinto, dopo essere passati dai famosi 80 milioni ai 29: prometto che metterò a posto questa situazione entro la fine dell’anno, non sfido i tifosi ma i commercialisti. Romero dove andrà? Sapete che c’è una trattativa avviata e molto probabilmente andrà alla Juventus”.