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Data: 23/12/2017 -

Phenomenal Cou: re...cordman di Premier. E quando l'Inter lo sacrificò per... Icardi

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“What a player… phenomenal player”. Premier League ai piedi di Philippe Coutinho, un giocatore magnifico. Dribbling, punizioni sotto la barriera, assist impossibili. Un metro e settanta di puro genio: imprevedibile, imprendibile, inestimabile. Anche se il Barcellona ci sta provando in tutti i modi a fissare un prezzo al suo cartellino: “Liverpool, quanto vuoi?”. In estate 130 milioni non sono bastati: servirà di più, molto di più. Parlano di 150 già a gennaio. Nel 2010 il brasiliano sognava di diventare grande con l’Inter e giocare il Mondiale 2014 in Brasile. Disse anche il come: "Coutinho a ridosso di Neymar e Pato". A prevedere il futuro non è granché ma con il pallone tra i piedi, Philippe, è un vero mago. E lo score aggiornato è impressionante: 150 partite, 40 gol e 34 assist in Premier League. Record! Nessun brasiliano ha fatto meglio di lui nella storia del campionato inglese. E questa sera, contro l’Arsenal, è arrivato anche la sua prima firma di testa: tutt’altro che una capocciata violenta da 9, più chiaramente una spizzicata d’astuzia da 10… e lode.

Oggi, Cou, è un giocatore maturo, completo. Un top da top. Tutt’altra cosa rispetto a quando vestiva il nerazzurro, dal 2010 al 2013 con in mezzo un prestito all'Espanyol. E se chiedete all’Inter - o più specificatamente a Piero Ausilio - il perché non sia scoccata la scintilla, vi risponderebbe con sincerità: “Non era pronto fisicamente, doveva abituarsi a un calcio diverso". Aveva bisogno di crescere giocando con fiducia e regolarità, senza la pressione di dover trionfare e soddisfare subito una realtà che arrivava da uno storico Triplete. L’Inter lo pagò appena 3,8 milioni e lo prese sedicenne, dal Vasco, per poi rivenderlo a 13 più bonus al Liverpool. Non senza rimpianti. "La sua cessione probabilmente è il mio rimpianto più grande in oltre vent'anni che sono all’Inter" - ha raccontato Ausilio in un passato neanche troppo recente, a ESPN. Ma l’Inter, in quel momento storico, aveva bisogno di quei 13 milioni che arrivavano dalla Premier, da Liverpool, perché la scommessa era alla porta: lasciar partire un ragazzo acerbo per investire su Kovacic (poi rivenduto a 40 al Real) e un attaccante di belle speranze come Mauro Icardi. Allora sì... è proprio vero che non tutti i mali vengono per nuocere.



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