"Non avrei mai potuto tradire la Roma...". Dai consigli di Totti ai go...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 25/02/2018 -

"Non avrei mai potuto tradire la Roma...". Dai consigli di Totti ai gol per lo Young Boys, l'occasione Argomenti

profile picture
profile picture

Maglia numero 10, idolo Totti, cuore giallorosso. Tuttavia Paolo Argomenti non rinnega la scelta fatta nel 2014, quando lasciò la capitale dopo sei anni di settore giovanile della Roma. Chelsea, Juventus e altre big europee erano pronte a fare a gara per assicurarsi il talento del settore giovanile dei romani, Paolo scelse la Svizzera, lo Young Boys. Dopo tre anni e mezzo di maturazione il contratto del talentuoso centrocampista romano è in scadenza: potrebbe essere un ottimo affare per qualche squadra italiana. Ma intanto iniziamo a conoscerlo: bella storia la sua.

"Ho fatto questa scelta nel 2014, dopo 6 anni di settore giovanile della Roma" - racconta Paolo ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "E' stato difficile all'inizio, perché non conoscevo bene la lingua e dopo un po' mi sono ritrovato a vivere da solo, perché i miei genitori dopo il primo anno sono tornati a Roma. Poi hanno iniziato a fare la spola, ma dai 17 anni in poi sono rimasto da solo: ho voluto io la Svizzera. Mi ha fatto crescere più velocemente e non sono per nulla pentito: allo Young Boys mi hanno accolto benissimo. L'anno prima c'era stato l'interesse del Chelsea, ma purtroppo declinai l'offerta perché i miei non potevano seguirmi a Londra, ho altre due sorelle e non potevano abbondonare tutto. In Inghilterra mi voleva anche il Southampton, mentre in Italia si era fatta avanti la Juventus: ma se avessi scelto di rimanere non avrei mai tradito la Roma. La scelta Young Boys è arrivata perché mi avevano parlato bene della società e della città e l'anno prima feci un sopralluogo: rimasi entusiasta. Il resto l'ha fatto Guerino Gottardi, ex giocatore di Young Boys e Lazio, che mi ha proposto al direttore sportivo che ha voluto comprarmi".

Nonostante le difficoltà hai completato gli studi: come è andata? "Tutto secondo programma... A Roma ho fatto 13 anni di scuola americana e ho concluso l'ultimo anno e mezzo necessario per il diploma a Berna. Aver continuato gli studi lo reputo una cosa dovuta a me stesso e ai miei genitori. Per me la famiglia è tutto, perché i miei genitori, miei nonni, le mie sorelle mi hanno cresciuto benissimo e non mi hanno mai fatto mancare niente. Tuttavia mio padre in particolare per me è sempre stato importantissimo e ha fatto tanti sacrifici. Era un ex giocatore, ci teneva a darmi consigli e devo ammettere che anche se a volte non concordavo alla fine ha sempre avuto ragione lui, era il mio migliore amico. La sua scomparsa mi ha scombussolato, ma l'ho presa nel verso positivo, non mi ha depresso. Anzi, lui ha smesso di soffrire e questo mi ha reso sereno e adesso la sua assenza è una forza in più e una rabbia che sfogo in campo. Anche lui giocò nelle giovanili della Roma, poi si ruppe il crociato e iniziò un'altra carriera. Mi portava tutti i giorni a fare l'allenamento a Trigoria e veniva sempre lui a riprendermi, per anni, senza mai lamentarsi, sempre con il sorriso: 90 km al giorno! E' stato sempre presente a ogni partita, gli sarò grato a vita".

Idolo e squadra del cuore? "Tifo Roma, penso si sia capito e l'idolo non può che essere Francesco Totti. Gioco nel suo ruolo, sono cresciuto con lui, in famiglia siamo tutti giallorossi e il capitano a casa è un'istituzione. Poi viene Zidane, per la sua classe, per il carisma, per tutto quello che ha dimostrato e vinto in carriera. Ricordo le chiacchierate con Totti quando lo incrociavo a Trigoria, le battute, le risate: è molto alla mano. Spesso assisteva alle nostre partite e applaudiva le nostre giocate e ci sosteneva a gran voce. E' sempre stato molto gentile e disponibile con i giovani". Ti descrivi tecnicamente? Prima una pausa, poi un sorriso: "E' una cosa che mi imbarazza un po'... Sono un numero 10 classico, un trequartista che funge da rifinitore e anche da regista avanzato perché molte delle giocate della squadra passano dai miei piedi. Mi piace fare assist, ma se posso non mi dispiace buttarla dentro, anche con tiri da fuori area. Poi cerco spesso il cambio di gioco, gli uno-due veloci e mi piace andare incontro ai compagni in difficoltà. Da un punto di vista difensivo cerco di ripiegare il più possibile a sostegno della squadra, anche se le mie caratteristiche e posizione sono chiaramente offensive".

So che ultimante festeggi i gol in modo particolare... "Sono sempre stato abituato a non esultare fino a un anno fa, non mi è mai piaciuto fare tanta scena. Magari abbracciarmi con i compagni sì, il gol è un momento di condivisione, al massimo alzare un bracio al cielo. Però da poco ho iniziato a ringraziare mio padre dopo ogni rete, un piccolo gesto dovuto, che mi fa sentire vicino a lui". Hai qualche rito pre-gara? "Io non mi definisco scaramantico ma abitudinario. Piccole cose, come magari allacciarsi prima la scarpa destra che la sinistra o fare lo stesso numero di giri al polsino che porto nel braccio. Prima di entrare in campo una preghiera per mio nonno e mio padre che mi osservano da lassù". Cosa ti è mancato dell'Italia? "Forse la visibilità. Poi la Nazionale, perché stando all'estero ti vengono a vedere molto meno e quindi è normale che poi non ti convochino più perché non conoscono il tuo rendimento. Però, ripeto, non mi sono pentito e sono cresciuto molto come uomo".

Quest'anno tre gol e quattro assist nelle prime otto gare, poi l'infortunio. Come ti trovi nella squadra Under 21 dello Young Boys? "Molto bene, è un torneo professionistico, un po' come la nostra Serie C. Il campionato sta andando bene, ora è in pausa per un mese. Poi ci sarà un mesetto di preparazione che mi permetterà di recuperare completamente dal problemino al piede. Siamo quarti, ma tutti vicini, vediamo come andrà a finire". Speri in un ritorno in Italia? "Il prossimo obiettivo è fare il grande passo, quello di arrivare in prima squadra, giocare e crescere, fare esperienza. Vorrei diventare un calciatore di livello, penso come tutti, e uno step importante sarebbe un ritorno in Italia, situazione che sto valutando in questo momento con i miei agenti. Cambiare per rimanere in Svizzera non è il caso, oltre all'Italia mi piacerebbero Spagna e Inghilterra. Sento che è il momento giusto, vorrei un cambiamento". Giovane, bravo e in scadenza, se qualche società italiana avesse bisogno di un centrocampista di talento sa dove bussare...



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!