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Data: 22/04/2019 -

Lazio, Inter, un bar e nuovi sogni. Mudingayi: "In Italia la mia vita è cambiata"

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Un passo indietro rispetto alla Lazio? No, in realtà. Perché pur non lottando per le alte posizioni di classifica, diventa un idolo. E l’esperienza in Emilia gli vale il passaggio all’Inter. Era l’estate 2012, in panchina c’era Stramaccioni. Esordisce in Europa League, contro il Vaslui. “Ho conosciuto i compagni sicuramente più strani. C’era Nagatomo, tra i più divertenti che abbia mai incontrato. E poi c’erano Zanetti e Samuel: i più seri”. A Milano vive il sogno di fare un ulteriore salto di carriera. Ma un infortunio cambiò tutto: “Ho avuto paura di rifarmi male. Riprendere a correre, a contrastare, non è la stessa cosa”. Gli si era rotto il tendine d'Achille. Così, da toccare il cielo con un dito, a poco a poco viene messo da parte. Da Stramaccioni a Mazzarri: storia di un addio annunciato. C’è l’Elche sul suo cammino: “Mi voleva l’allenatore, Escribà. Ero pronto a ripartire, ma ci furono problemi burocratici. Mi trovai subito fuori squadra”. Quindi il ritorno in Italia, una parentesi al Cesena e una chiusura al Pisa. Prima di decidere di fermarsi.

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Rimpianti? Nessuno” continua. “Tutto quello che ho fatto mi ha insegnato qualcosa. Credo di essere stato fortunato a giocare a calcio: porto rispetto a tutti i presidenti che mi hanno dato questa possibilità”. Il calcio è stata la sua vita: non vuole lasciarla. Combattendo anche una battaglia: “Quella che porterà a eliminare i razzisti negli stadi. Vanno presi a uno a uno e allontanati per sempre. Non amano il calcio”. Voleva dirlo, lo tiene volutamente all’ultimo, prima di chiudere la telefonata. “Non è possibile sentire ancora di questi episodi, non stiamo crescendo”. La sua speranza è anche questa. O meglio, il suo nuovo obiettivo.

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