Girone C di Serie C, quattro partite e tre vittorie consecutive (ko contro il Catania nell’ultimo match di campionato), 9 punti in classifica, due in meno rispetto al Trapani capolista: “Questa estate il presidente mi ha dato questa bella responsabilità”, sorride Modesto intervistato in esclusiva da GianlucaDimarzio.com, “Il Rende è un club molto organizzato, con un gruppo di calciatori che mi stanno riempiendo d’orgoglio per l’impegno e la partecipazione che stanno dimostrando. Il campionato è lungo e difficile, io sono giovane e devo pensare a crescere. Ma qui a Rende si lavora bene”.
A RENDE PER MERITO DEL… FIGLIO. E CHE DIFFERENZA LA VITA DA ALLENATORE
A Rende dove arrivò da calciatore per ‘merito’ di uno dei suoi quattro figli: un’idea nata in classe, prima media! “Ma quello è stato solo il primo contatto – sorride divertito Modesto – mio figlio andava a scuola con il figlio del direttore generale Ciardullo e io in quel periodo volevo capire se avevo ancora voglia di giocare a calcio. Poi ho parlato con il Presidente e da lì è nato tutto”. Era l’ottobre del 2016. “A Rende ho trovato un gruppo splendido allenato molto bene da Trocini, poi però un nuovo infortunio…”, carriera da calciatore definitivamente conclusa. “Ma è lì che è cominciata quella da allenatore: inizio a guidare la formazione Juniores, un anno ricco di soddisfazioni, bellissimo. Poi quest’estate…”.
Da calciatore ad allenatore, Modesto racconta il suo nuovo mondo: “L’importante secondo me è porsi con il modo giusto e provare a entrare nella testa di tanti ragazzi con personalità diverse. Negli spogliatoio oggi ci sono cuffie, musica alta e cellulari: ai miei tempi, almeno all’inizio, non era così… ma è una cosa figlia dei tempi, poi si va in campo e si dà il massimo anche oggi. Questa è solo una generazione diversa”. E un allenatore giovane capisce anche se a volta non approva del tutto… “Ai miei tempi si facevano molti più scherzi e c’era più dialogo tra calciatori. Ma non sarò io ad abolire i cellulari nello spogliatoio”, sorride Modesto. "Ho 36 anni e mi ritrovo ad allenare ragazzi di 21: si crea un bel feeling, c’è vicinanza”, prosegue.