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Data: 04/12/2019 -

Sereni: "Addio al calcio senza rimpianti. Ora la mia vita è tutta diversa"

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L'addio al calcio: "Salute e famiglia. Un giorno scriverò un libro"

Una scelta sofferta, quasi obbligata. Dovuta a situazioni delicate in famiglia: una separazione difficilissima, fatta di tribunali, accuse, processi e avvocati. Di questo, Sereni parla poco: una parentesi troppo dolorosa e un tentativo di proteggere i suoi figli. “Questo però scrivilo: prima o poi racconterò la mia storia in un libro e quello che incasserò verrà devoluto alle associazioni che si occupano di aiutare le persone ingiustamente separate dalla normalità di una famiglia. Vivi sistemi talmente marci e sbagliati che alla fine alcuni padri o madri che non hanno avuto la fortuna di difendersi, come invece è capitato a me, si ritrovano per strada e senza vedere i figli. I miei hanno 14 e 18 anni”. Non li vede da tempo. “Devono vivere la loro vita fuori dai conflitti della separazione. Per ora starò zitto, ma un domani, quando saranno grandi, parlerò”. Con tante accuse a suo carico, anche il fisico cedette. “Avevo un forte problema alla schiena, acuito dalle mie preoccupazioni. Stavo talmente male che mi venivano degli strappi nel salire le scale di casa. Quindi ho deciso di non continuare: chi resta legato a una società con queste condizioni, lo fa solo per rubare dei soldi. Ho intrapreso l’altra mia battaglia, che ancora non è finita”.

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Nel frattempo però si è creato una nuova vita. Una nuova famiglia, un’altra bambina. “Vivo in Sardegna con la mia compagna, Stefania, che lavora in un’agenzia immobiliare. Il mio lavoro? Faccio il babysitter a tempo pieno: mi occupo di Sofia, mia figlia”. Ha due anni e tutto un futuro davanti.

Ma non si scorda la sua prima casa. Solo, non vuole comperarla: “Il calcio è il mio passato. Lo amo, lo seguo, ma non lo voglio vedere come il mio presente”. Segue anche il basket, un tempo amava andare a pesca. “Mi aiutava molto: eri da solo, dovevi stare concentrato e avere tanta pazienza”. Un po’ come un portiere. Aneddoti? Ora che si è sciolto davvero, ne racconta uno. “Ero in ritiro nel Torino, condividevo la stanza con Fontana. Gli avevo fatto conoscere la pesca, si era fissato che nella località di mare in cui eravamo, e non voglio dire quale, dovessimo per forza prendere dei pesci. Avevamo la stanza d’albergo che si affacciava sul mare: era inverno, si gelava. Ma lui voleva assolutamente pescare. Così mettiamo le canne dal balcone e le gettiamo in mare. A un certo punto, la sua inizia a muoversi. Era tutto contento ma aveva preso un gabbiano! È dovuto uscire in mezzo alla neve per cercare di liberarlo. Io rimasi sul balcone a ridere” commenta divertito.

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Era già uomo, ma gli sembra di tornare bambino. Ragazzo, al massimo. È un passato che ricorda con piacere ma che devi riuscire a strappargli fuori, a poco a poco. La corazza difensiva che si è creato rivela una rabbia che cade veramente solo quando pensa al suo presente e al suo futuro. “Ora sono più maturo”, ma la spontaneità gli è rimasta sempre. Silenzio, un pianto in lontananza. “È mia figlia”. Grazie e arrivederci, proprio come fa con tutti i suoi amici. “A presto”. Celentano diceva che era facile fare impennare una moto; il difficile era riuscirci con una macchina. Sereni ci prova ogni giorno. È la storia della sua vita.

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