Oggi sono 15 anni da quando Claudio Lotito è diventato presidente della Lazio e di lui ora si sanno molte più cose. È entrato nel mondo del calcio dalla porta principale, adesso è uno degli uomini più influenti del movimento. È stato criticato, contestato, ha diviso e ha vissuto sotto scorta. Ha superato la tempesta e ora si gode i frutti della sua resistenza. È diventato il presidente più longevo della storia moderna della Lazio superando Cragnotti e raggiungendo Lenzini. Lo batte solo Fortunato Ballerini, uomo d’altri tempi in carica dal 1904 al 1923.
Negli ultimi anni ha messo un freno alla sua esuberanza dialettica, ma nel corso della sua lunga presidenza ha disseminato perle che lo descrivono al meglio. Mentre risponde ad un cellulare ne ha un altro in mano e un paio che gli vibrano in tasca. Merito della sua ‘sinestesia’ che gli permette di ‘comunicare contemporaneamente con più interlocutori’, come ha spesso affermato. Ama il latino e le citazioni colte di Pascoli e Manzoni ‘a cui si ispira la poetica della Lazio’. Salire in cattedra gli viene naturale, tanto che ha tenuto corsi universitari su ‘Diritto ed economia dello sport’, per questo deve essere stato difficile per lui tenere a bada il suo impeto comunicativo. Descrivere Claudio Lotito è complicato, meglio che a farlo sia lui stesso. Per questo abbiamo raccolto quindici frasi per quindici anni al comando per raccontare il presidente biancoceleste. Partendo dal rapporto con il calcio.
Lotito e il calcio
Claudio Lotito afferma di essere entrato nel mondo del calcio ‘per passione, visto che sono laziale da quando ho 6 anni’. La prima volta che ha messo piede nello spogliatoio della Lazio ha dovuto pensare bene a cosa dire per motivare la squadra: “Ho pensato: ‘mò che je racconto a questi? Je parlo de soldi? Ce li hanno. Di fama? Ce l’hanno’. Allora ho detto: ‘Da domani voglio 12 gladiatori’. Li ho lasciati credere per un attimo che non sapessi nemmeno che a calcio si gioca in 11, e poi ho spiegato: ‘Il dodicesimo uomo è l’attaccamento alla squadra’”.
La sua visione del mondo calcio è nota: “Io sono per un calcio moralizzato e didascalico”, così come la convinzione che per vincere non basti il fattore tecnico: “Il calcio è un gioco, e il 50% è legato a fattori imponderabili”. E chi non ne capisce farebbe meglio a tacere: “Il pallone è per tutti. Il calcio è per pochi”.