Della favola del Leicester campione d'Inghilterra ormai si è scritto e si è detto tutto. Ma com'è iniziata? E' una delle tante domande che La Gazzetta dello sport ha posto a Claudio Ranieri, il condottiero dei "Foxes". Chi ben comincia è a metà dell'opera... "Ero contento. Avevo così voglia di tornare in Inghilterra che avrei accettato persino una squadra di Serie B. Anche altri due club di Premier mi avevano contattato, ma poi hanno fatto altre scelte. Il Leicester mi ha convinto per la dirigenza, i programmi, le strutture, e poi ho conosciuto la famiglia del presidente. Ad esempio, io sono un malato di video analisi. Figuratevi che ai tempi del Cagliari mi facevo da solo i montaggi con due videoregistratori. Ebbene, lassù ho trovato un salone enorme pieno di tv, con persone che registrano ogni partita e ogni allenamento con tre telecamere ed altre che vedono tutti i giocatori del mondo per soddisfare le mie esigenze sul mercato. E poi, prima di ogni match, facciamo montare sui tablet dei calciatori le immagini dei loro avversari con le rispettive caratteristiche. Insomma, un’organizzazione perfetta".
Se il Leicester ha festeggiato in anticipo è anche merito del Chelsea che ha stoppato il Tottenham: "Abramovich? Con lui ho ancora un ottimo rapporto. Mi ha invitato spesso nel suo box a vedere le partite, mi ha dato i biglietti per le finali di Champions. I tifosi del Chelsea ancora adesso mi ringraziano per aver posto le basi dei successi. L’unico rimpianto è che, con me, sia arrivato troppo tardi per fare un grande mercato. Era già luglio e mi diceva: “Vuoi Totti, vuoi Nesta? Ti compro tutti, ma non c’era tempo per farlo. Rinforzi? A inizio stagione il programma era consolidarsi per un paio di campionati in Premier per poi investire. Io detto al presidente: 'Faccia conto che quest’anno non sia mai esistito, è irripetibile'. Io non voglio giocatori da 30-40 milioni che spaccano lo spogliatoio. Voglio gente che abbia lo spirito dei miei ragazzi. Guardiamo anche in Italia. Lapadula è molto bravo. Lo seguiamo da tempo".
Nonostante il trionfo qualcuno ha il coraggio di criticare il Leicester: "C’è chi dice che il Leicester perde tanti palloni: certo, andiamo a 3.000 all’ora! Alla gente piacciamo perché creiamo tante occasioni da gol. Io alle punte lascio libertà di attaccare e tagliare il campo, basta che poi quando perdiamo palla ci ricompattiamo subito nel 4-4-2. Ai ragazzi dico sempre: 'Ricordatevi che sono italiano: pensiamo prima alla difesa'. Davanti, poi, il punto di riferimento doveva essere subito Ulloa, che era il capocannoniere, ma visto che per la sua stazza faticava ad entrare subito in forma, ho puntato su Okazaki e Vardy. A centrocampo ho uno come Kanté. Qualche volta penso che abbia un gemello perché non ho mai visto nessuno correre così: non si riposa nemmeno quando glielo ordino in allenamento. Ho pensato che potevamo vincere dopo la vittoria in trasferta col City, ma soprattutto dopo aver perso al 95’ in dieci contro l’Arsenal in trasferta. Ricordo che dissi a Benetti, mio collaboratore: 'Con questo spirito qui qualcosa può succedere davvero' ".
L'impresa più grande della storia del calcio? "No, il Nottingham Forest fu più grande di noi perché, venendo dalla Seconda Serie, vinse il titolo e due Coppe dei Campioni. Spero in qualche anno di arrivare al loro livello. Nazionale? Ammetto che ero curioso di scoprire come fosse allenare una Nazionale, ma l’esperienza con la Grecia mi è bastata. Certo, essere il commissario tecnico dell’Italia sarebbe diverso. Non mi sentirei mai di escludere che un giorno possa accadere. Mi piacerebbe molto. E poi il Leicester, in fondo, ha le maglie azzurre proprio come quelle dell’Italia".