“I consigli li ascoltavo, riflettevo, e poi facevo come credevo”. Confronto e rispetto con tutti certo, ma se sei sicuro di te stesso, allora perché non devi fare di testa tua? In una lunga intervista a Gq Italia, Massimiliano Allegri racconta la sua vita da allenatore e non solo: “Non ho sempre ragione e non dico solo cose giuste, ma vi immaginate che palle se fosse sempre cosi? Nella vita ho fatto tante cazzate e nessuno avrebbe scommesso su di me. ’Punta sui cavalli, ha lasciato la sposa sull’altare ed è una testa matta’ dicevano di me, ma non sanno che io vengo da Livorno: sono uno ‘scoglio’, e come tale sono molto duro. Sono contento di avere fatto degli sbagli, ho pagato, ma sono cresciuto”.
Squinzi a Sassuolo, Cellino al Cagliari, e poi Berlusconi al Milan con cui vince lo scudetto nel 2011: “Con il ‘Berlusca’ ho sempre avuto ottimi rapporti. Hanno romanzato tanto ed inventato complotti. Lui è uno simpatico, poi quando mancano i risultati per forza di cose ci si separa. Quando mi licenziarono fu Galliani a dirmelo, poi il giorno dopo mi chiamò il presidente. Non sono scaramantico ma credo nella positività. Ecco, uno molto scaramantico era Cellino: lui aveva un numero preferito, ossia il 23, infatti stravedeva per l’argentino Larrivey. Gli fece indossare quel numero e quando in una partita contro il Genoa segnarono lui e Matri, che era il 32 (cifre invertite), lui era in estasi!”
Allegri ha poi parlato della sua esperienza alla Juventus sottolineando l’accanimento nei suoi confronti dopo la gara di andata tra Napoli-Juventus: “Tutti pensavano di farmi il funerale, poi si sono ricreduti, ‘adesso inizio io a divertirmi’, mi sono ripetuto. Non porto rancore, perché nel calcio fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi ma a pallone non si inventa nulla da quando non c’è più il passaggio dietro al portiere. Il resto sono putt…”