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Data: 26/07/2018 -

Corsi per allenatore, tedesche al mare e famiglia: la nuova vita di Bonazzoli

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Località marittima veneta a fine luglio. Le spiagge sono affollate e la morsa del caldo ti concede una tregua solo sul far della sera. Il campo di calcio brulica di bambini e genitori che si rincorrono, mentre i giovani si sfidano a tedesca. Può capitare che improvvisamente ti si avvicini un ragazzo che quasi oscura il sole del meriggio con il suo metro e novantadue e ti chieda sommessamente: “Posso fare due tiri con voi?”, quasi si sentisse in imbarazzo. Può capitare e ci è capitato, proprio a noi. Ed ecco che una semplice tedesca tra amici si è trasformata in una tedesca con Emiliano Bonazzoli. Non male. Umile e defilato preferisce crossare e far segnare gli altri, anche se ogni tanto il suo istinto da attaccante prende il sopravvento. In quelle frazioni di secondo esistono solo due cose: la palla e la porta. E allora non ce ne è per nessuno. Tiri al volo ai 100 km orari partono dal suo destro. Assomigliano vagamente a quel gol incredibile alla “Van Basten” che lo stesso Bonazzoli fece in Lazio-Reggina nel 2004 e che tutti ricordano ancora con stupore. “Sicuramente il mio gol più bello” ci confessa tra un tiro e l’altro. “Anche se il gol più importante rimane quello contro l’Atalanta, perchè ha permesso alla Reggina di salvarsi”, aggiunge con un velo di nostalgia negli occhi. Gli anni a Reggio Calabria sono stati determinanti nella carriera di Emiliano, o “Emi” per gli amici. Si è creata una grande affinità con tutto il gruppo…o quasi: “Eravamo molto affiatati, scherzavamo sempre, anche troppo. Un nostro compagno pazzo di cui non faccio il nome si presentava in spogliatoio con la pistola a pallini e ci sparava a tutti. Mirava alle gambe e al petto. Se ti beccava ti faceva un male cane. Infatti appena entrava scappavamo e ci nascondevamo tutti”. Scoppiamo a ridere, immaginandoci la scena.

Ora però Bonazzoli ha intrapreso una nuova carriera, quella da allenatore. Ha seguito il corso Uefa di sei settimane a Coverciano dove ha avuto il piacere di ritrovare tra i banchi gli ex compagni o avversari di una vita. Guana, Cannavaro, Ginestra, Blasi, per citarne alcuni: “Le lezioni di psicologia erano una rottura. Non riuscivi a stare attento per più di dieci minuti, non vedevo l’ora finissero”. Meglio parlare di tattica: “Ulivieri è uno tosto a insegnare, non usa mezzi termini. Ancora più tosto è Paulo Montero a imparare. Voleva farsi rispiegare dieci volte una cosa fino a quando non era sicuro di aver capito tutto fino in fondo”. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ci viene da sorridere. Ora Bonazzoli è pronto a sostenere l’esame finale per prendere il patentino, anche se ha già ricevuto proposte dalla serie C svedese, che ha declinato cordialmente. Il sole sta calando ed è ormai ora di cena. Smettiamo di giocare e ci mettiamo a bordo campo seduti in cerchio con Emiliano in mezzo, quasi fosse un cantastorie pronto a stupire il suo pubblico. Con il tramonto parte anche il momento filosofico, e non potrebbe essere altrimenti: “La vita da calciatore non mi manca. Ormai ragiono più da allenatore che da giocatore. Quando guardo le partite sto attento ai movimenti della difesa, alle coperture, ai raddoppi. Prima non ci facevo caso. Mi piace molto Ancelotti, è un top manager ed è bravo a gestire tanti campioni. Mi ci rivedo molto in lui e nel suo carattere tranquillo e mansueto. Ma quando deve alzare la voce lo fa senza remore”. E’ quello che ha fatto lui qualche volta nell’ultimo anno con i suoi ragazzi del Thermal Teolo, che ha allenato in Promozione. E’ così Bonazzoli, e ce ne siamo accorti tutti in poche ore passate insieme. Un ragazzo educato e riservato che è rimasto con i piedi per terra, nonostante l’eccellente carriera da professionista alle spalle. Alle luci della ribalta e alla notorietà preferisce la vita tranquilla addolcita dall’amore per la famiglia. Zero social, la sua vita se la tiene per sè e per le persone a lui vicine. Si è fatto tardi, ormai è l’ora dei saluti: “Se qualcuno cerca un allenatore, io sono libero” ci confessa ridendo, prima di scomparire con la sua Graziella all’orizzonte. Crediamo che questo appello non resterà inascoltato. Ciao Emiliano, alla prossima!

Di Riccardo Despali



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