Qualcuno dalle parti di San Siro - e ormai anche in Cina - si starà già fregando le mani. A Nanchino, dove ieri si è ufficializzato il passaggio dell'Inter alla Suning, sono le 11.20 circa, in Italia le 5.20 del mattino, negli Stati Uniti le 20.20: chissà se tutti i diretti interessati l'avranno visto Ever Banega. Perché è questo l'orario - con rispettivo fuso - in cui il trequartista del Siviglia, promesso sposo all'Inter per sua stessa ammissione, ha deciso di salire in cattedra nel match inaugurale della sua Argentina in Copa America contro il Cile.
Che poi, già di per sé la partita di spunti ne forniva a gogò. Perché Argentina-Cile non è mai una partita qualunque, a maggior ragione dopo lo sgarro effettuato dalla Roja lo scorso anno in finale di Copa. Insomma, per la Nazionale di Martino vincere sarebbe stata una vendetta. Ed è stata una vendetta. E - si diceva - gran parte del merito è proprio di Banega. Poco dopo il 50: pallone recuperato a centrocampo, poi servito su un piatto d'argento a Di Maria. Non poteva esserci invito migliore, accolto dall'asso del PSG per l'1-0.
Era solo un assaggio. Meno di dieci minuti dopo i ruoli sono invertiti: Di Maria rifinisce, in area c'è proprio Ever; riceve, sposta la palla sul sinistro e realizza il 2-0. Poi arriva l'1-2 di Fuenzalida, inutile per il Cile. Tornando a Banega: insomma, un bel messaggio per il suo nuovo club, no? Mancini sorride, lo immaginiamo. E sorride probabilmente anche Maurizio Sarri, a vedere un Gonzalo Higuain ancora così in forma al 7 di giugno e dopo 36 gol in Serie A, senza praticamente fermarsi mai. Una buona prova del Pipita, vicino al gol in un paio di occasioni. Ricapitolando: sorride Mancini, sorride Sarri, ma più di tutti sorridono Martino e tutta l'Argentina. Quasi un anno dopo la vendetta è in parte servita. Per completarsi, però, c'è bisogno di una sola cosa. Ma non la diciamo ancora, siamo solo all'inizio.