Dopo aver conquistato il Giappone, Zaccheroni ora ci prova anche con la Cina. L'avventura con il Beijing Guoan è ufficialmente iniziata da qualche giorno, dopo un lungo corteggiamento: "A Pechino sono rimasto solo un paio di giorni – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - mi è rimasto in testa un traffico bestiale. Poi siamo venuti in ritiro a Kunming. È pieno di neve, fa un freddo cane, siamo su un bellissimo lago. Lavoriamo in un posto con 6 campi divisi solo da una rete dove si allenano 4 squadre di A e due di B. Il rivale della prima giornata di campionato, che comincia in marzo, si allena proprio di fianco a noi. Diciamo che alle sedute e ai 'segreti' tattici ci penseremo poi. Trattativa? Mi hanno chiamato spesso e ho accettato di venire a dare un’occhiata. Poi sono tornato a Cesenatico a rifletterci su. Hanno continuato a chiamarmi e questa determinazione mi è piaciuta. Io comunque più che una squadra ad alti livelli cercavo una cosa intrigante, che mi desse degli stimoli. E la Cina mi sembra il posto giusto: ci sono allenatori importanti, da Scolari (erede di Lippi al Guangzhou) a Eriksson (Shangai) a Mano Menezes che allena lo Shandong, e giocatori importanti. Un mondo in espansione. Ho preso questa avventura a scatola chiusa. E visto che in Giappone sono stato benissimo, spero di esserlo anche qui. Sono con la mia famiglia calcistica: i preparatori Maurizio Guido ed Eugenio Albarella, il vice Stefano Agresti che è con me da più tempo di mia moglie. E poi ho già trovato un ottimo traduttore, che è fondamentale: Bai Li. Ha studiato 7 anni a Bologna e ha pure giocato a calcio".
Obiettivi: "Mi hanno chiesto di arrivare nelle prime tre, male che vada di bissare il quarto posto per giocare la Champions. Favorito è sempre l’Evergrande di Scolari. Poi viene lo Shanghai di Eriksson. Vedremo di dar loro fastidio. Mi sembra di avere una squadra discreta. Ho tre brasiliani: gli ex Corinthians Ralf e Renato Augusto e il centravanti Kleber, che giocava a Porto. Devo conoscere le loro caratteristiche e scegliere il sistema. All’estero mi chiedono solo del 3-4-3, ma io adatto il modulo ai giocatori non viceversa. Lo scorso anno Manzano prediligeva il possesso palla, io la verticalizzazione. Un bel salto di filosofia, ma i giocatori mi seguono". Poche richieste dall'Italia: "Alleno da quando ho 29 anni, non 38, e le grandi d’Italia le ho avute più o meno tutte. In corsa però. Pochi lo ricordano, ma dopo Udinese e Milan ho sempre preso le altre grandi con problemi. E, tranne la Juve, ho sempre migliorato la situazione. Comunque potevo aspettare una chiamata, ma avevo voglia di andare all’estero e, ripeto, di avere un’avventura intrigante. Scudetto? Che la Juve avrebbe lottato per i vertici ne ero certo. Ha avuto problemi all’inizio per i troppi nuovi. Ma se l’anno scorso era una squadra da 15 punti di vantaggio sulle altre, quest’anno lo era di 7-8. È la favorita per lo scudetto. Casomai sono stupito del rallentamento delle altre davanti. Se la Juve avesse dovuto recuperare la prima Roma di Garcia sarebbero stati problemi. Ma è una vita che non avevamo un campionato così equilibrato. Forse dai tempi delle 7 sorelle quando vinsi il titolo colMilan. Buon per lo spettacolo".
Sul Napoli: "Non è una piazza facile. Di solito spendi tanto sul piano nervoso. Ma Sarri sta gestendo bene la situazione. Vedo che la squadra gioca serena, con disinvoltura. E va in gol con grande facilità con quel fenomeno del Pipita. Può durare. L’unica incognita è che gioca sempre con gli stessi e bisogna vedere come reagirà quando perderà qualcuno per infortunio. Sarri gestisce bene la squadra non il suo carattere. Lite con Mancini? È una questione di campo, dài. In Italia c’è molta più tensione che altrove e a volte dici cose che non pensi. È capitato anche a me, che sono un tipo tranquillo. Ma io mi sfogavo nel tunnel degli spogliatoi, non fuori dove si dovrebbe dare l’esempio". La Roma ha qualità, l'Inter fisicità: "I giallorossi hanno un potenziale molto importante, a livello di qualità è secondo solo alla Juve. Ora son tutti sotto rendimento, ma se Spalletti riesce a rimettere a posto quello che si è rotto può rientrare. Ha un centrocampo fortissimo. Inter? Per il momento ha puntato tutto sulla fisicità, l’esperienza, la malizia e ha risolto molte partite col talento di quelli davanti. Cavani e Lavezzi? Se arrivano, aumentano le potenzialità sotto porta: hanno alle spalle molti più gol degli esterni che giocano ora. Lotterà ai vertici di sicuro, ma per il salto ci vorrebbe più velocità e invenzione in mezzo".