Tozzi, cosa vuol
dire - per un calciatore – fare integrazione? “Distinguerei
subito due tipi di protocolli integrativi: uno è quello specifico
per ristabilire dei livelli di nutrimenti base del nel
nostro corpo, ovvero quelli essenziali per ogni essere
umano. Indipendentemente che faccia sport o meno. Ma quindi di
conseguenza indispensabili anche per gli stessi calciatori. Poi, una
volta portati ai valori idonei questi livelli basali, aggiungerei la
specifica integrazione per lo sport, in questo
caso la meglio adatta alle esigenze del giocatore”. Bene
Claudio, partiamo dall’integrazione basale: “Senza dubbio
partirei dal ristabilire i valori di Vitamina D.
Ovvero un gruppo di pro-ormoni liposolubili, costituto da 5 diverse
vitamine, le cui due più importanti forme sono la D2 e D3
(colecalciferolo). La fonte principale di Vitamina D è la radiazione
solare, ma la nostra limitata esposizione al sole - soprattutto nella
stagione invernale – può portare ad una carenza di questa preziosa
sostanza. In passato la Vitamina D era conosciuta principalmente per
il suo ruolo essenziale nella salute delle ossa e nella regolazione
del calcio. In realtà si è arrivati a comprendere come sia
costituente basilare di parecchie funzioni fisiologiche
dell’organismo. Ma soprattutto c’è un legame forte e
scientificamente dimostrato tra i livelli di vitamina D nel sangue e
le prestazioni dei calciatori professionisti". Quali? "Una
carenza di vitamina D fa rima con performance ridotte e soprattutto
maggior rischio di infortuni. Questo perché buoni livelli di questo
ormone si traducono in un miglior assorbimento del calcio a livello
osseo e muscolare, con risultati evidenti sulla coordinazione motoria
e muscolare. Sulla forza e la capacità di recupero". Non
solo, importante è sottolineare come nei vari mesi dell’anno ci
sia un andamento variabile e marcato dei livelli di vitamina D nel
sangue dei calciatori (in particolare d’inverno, quando
l’esposizione al sole diminuisce): "I valori minimi
scendono tra gennaio e febbraio. A certificarlo è un recente studio
pubblicato sulla rivista Chronobiology International condotto da
ricercatori dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, che
ha focalizzato le attenzioni su un campione di 167 calciatori del
Bari, Lanciano e Pescara, sottoposti a vari prelievi sanguigni
nell’arco degli anni 2013 e 2014. E nonostante i partecipanti dello
studio fossero giovani sportivi sani, il dato ha evidenziato che 55
dei 167 calciatori presi in esame – il 32,9% – presentava carenze
lievi di vitamina D almeno in una fase dell’anno, mentre 15 di essi
– il 9% – mostrava un deficit più marcato di questo ormone. In
pratica un calciatore su tre ne è carente. Ha importanza sul
muscolo, sia sulla forza che la potenza. Ci sono dei lavori che la
correlano al consumo massimo di ossigeno, il V02MAX, la capacità
aerobica massima del muscolo, ovvero il massimo volume di ossigeno
consumato per minuto. E’ molto importante nel sistema immunitario.
È utilizzata nell’approccio delle malattie
autoimmuni tiroidee e, addirittura, per bloccare la sclerosi
multipla. Sembra in grado di diminuire le infezioni delle
alte vie respiratorie nei maratoneti per esempio. In particolare, se
la vitamina d va sotto i 30, l’obiettivo è portarla attorno ai
70-80, soprattutto negli sportivi".
(leggi qui il nostro articolo completo sull’importanza della Vitamina D, grazie al contributo di Claudio Tozzi e del dottor Fabrizio Angelini)”.
E oltre alla Vitamina D? “Per quanto riguarda l’integrazione basale, al calciatore – come del resto ad ogni uomo – darei gli Omega 3, ovvero acidi grassi essenziali che non possono essere sintetizzati dall’organismo e, per questo motivo, si devono ottenere dagli alimenti, ma come sappiamo l’alimentazione di oggi non è poi così efficace in quanto seguita in maniera troppo superficiale. Partite e incessanti allenamenti espongono il giocatore a continue infiammazioni, senza contare i continui chilometri macinati, i quali logorano brutalmente le articolazioni, causando gli infortuni. Bene, diversi studi hanno dimostrato come un’assunzione regolare di EPA e DHA possa mantenere controllata l’infiammazione originata dall’attività sportiva. Poi integrerei la Vitamina B12, essenziale per la formazione di globuli rossi e per la buona salute del sistema nervoso. Da non dimenticare poi gli alcalinizzanti, obbligatori per ristabilire l’equilibrio acido-base che purtroppo è messo in pericolo dalle diete ricche di zuccheri e farine. Tra l’altro quelle tipiche del nostro territorio e di gran moda anche nello sport (leggi qui invece quale sia l’alimentazione perfetta per il calciatore, e non solo).