Abascal, dalla Masia alla Svizzera: giovane fuoriclasse della panchina
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Data: 08/09/2018 -

Abascal, dalla Masia alla Svizzera: giovane fuoriclasse della panchina

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29 anni, secondo allenatore più giovane nelle prime divisioni europee: la storia di Guillermo parte da...attaccante mancato. A raccontarcela è direttamente lui, dopo aver vissuto i tempi della Masia insieme a Iago Falque e Jordi Alba: ciò che gli ha cambiato mentalità e vita, portandolo alla panchina del Lugano. Sognando l'Italia...
29 anni, secondo allenatore più giovane nelle prime divisioni europee: la storia di Guillermo parte da...attaccante mancato. A raccontarcela è direttamente lui, dopo aver vissuto i tempi della Masia insieme a Iago Falque e Jordi Alba: ciò che gli ha cambiato mentalità e vita, portandolo alla panchina del Lugano. Sognando l'Italia...
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Giovane, fuoriclasse, svizzero





"Successivamente è arrivata la proposta del Chiasso. Ci ho pensato 2/3 giorni e ho accettato: mi sono trovato benissimo subito, le cose sono andate bene e ho imparato velocemente la lingua, perchè credo che nel calcio di oggi si debba comprendere sempre tutto al meglio e, se non ti puoi spiegare bene, non puoi “arrivare” al giocatore. Vale soprattutto per un allenatore come me, giovane, che non può essere rispettato per la sua carriera o la sua esperienza ma che deve ispirare fiducia per come lavora e per le idee che ha”.

E sul discorso età, dai paragoni con Nagelsmann ad un primato di allenatore più giovane attualmente in attività quasi sfiorato, Abascal preferisce non rifletterci troppo: “Non ci penso. Dovessi rendermi conto di ciò che sto facendo, e a quale età, magari potrei anche spaventarmi un po’ (ride)… Credo che l’età non significhi esperienza: puoi avere 50 anni, lavorare da 20 ma lavorare anche male, per esempio. La cosa più importante è essere all’altezza dei giocatori, farti vedere come una persona che può aiutare il singolo e la squadra a migliorare. Ho avuto allenatori giovani e non giovani, l’età a volte fa sopravvalutare e sottovalutare le persone con cui lavorare: noi allenatori dobbiamo rubare il talento del giocatore, con le nostre capacità di analisi, per metterlo a posto in una squadra e farlo giocare bene. Bisogna avere ambizione e voglia di migliorare: una persona che già pensa di sapere tutto non potrà mai godersi davvero una vittoria o un bel momento. La mia esperienza da calciatore, non riuscita nonostante sia stato in due settori giovanili importanti, può far capire anche qualcosa a molti giocatori: se però sei pronto, preparato, hai empatia con la squadra, il resto viene da solo. L’importante è avere sempre risposte a delle domande”.

Ciò che ad Abascal non manca mai, anche quando si tratta di analizzare la situazione del suo Lugano, interessanti giovani compresi: “Abbiamo meno budget rispetto alle grandi, ma meno soldi hai e più devi lavorare: la differenza non possiamo farla sicuramente sul fisico e sull’economico, ma dobbiamo farla sulla tattica. Dobbiamo migliorare ed essere superiori all’avversario, vincere le partite e arrivare più volte vicini a far gol rispetto all’avversario: il nostro obiettivo è questo, poi al momento per noi il risultato è secondario. Al momento non siamo mai stati inferiori all’avversario, neppure nei dati: questa dev’essere la nostra forza. Il campionato svizzero cambia in poco, passi dalla zona retrocessione a quella Europa League in un attimo: il nostro obiettivo è raggiungere la salvezza, poi vediamo. Abbiamo un giocatore come Abedini, ex Chiasso, che funge da play davanti alla difesa: classe ’98, è un giocatore che se formato bene ha buona struttura e se fa bene può arrivare in campionati importanti in 2-3 anni. Abbiamo tanti Under20, ma anche Junior, un classe ’94 che ha doti fisiche-tecniche importanti: ci stiamo lavorando su bene, così come su Macek, arrivato ora in prestito dalla Juventus. Il prestito qui gli farà bene. Anche Yao secondo me riuscirà a migliorare”.


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