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Data: 30/10/2016 -

A tutto Conte: “Alla Juve un’alchimia che superava ogni ostacolo. Senza la firma con il Chelsea non avrei abbandonato la Nazionale”

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“CHE FATICA L’INIZIO A TORINO. NEL 2011 I GIOCATORI AVREBBERO FATTO DI TUTTO PER ME”

Da capitano ad allenatore, una carriera vincente a tinte bianconere. Dal 1991 al 2004 e dal 2011 al 2014 , prima in campo poi in panchina. La carriera di Antonio Conte è strettamente legata alla Juventus. Un periodo lungo in cui è cresciuto come calciatore e come uomo. “Arrivare a Torino è stata durissima sotto tutti i punti di vista – racconta ancora l’allenatore – pochi giorni prima ero in spiaggia a Lecce, lì ero solo in mezzo alla nebbia. Non riuscivo a dare del tu ai miei compagni, da Baggio a Schillaci. Che fatica! Dopo una prima amichevole difficile contro il Monaco, Trapattoni ha continuato a puntare su di me. Senza di lui non credo che sarei riuscito a restare così tanto alla Juventus. Poi arrivò Lippi e di lui mi porto dietro tante cose. Riusciva a motivarti ogni giorno”.

“Nel ’96 sono diventato capitano – continua Conte – da quel momento devi mettere gli interessi della squadra davanti ai tuoi. Ricordo con grande emozione il mio primo scudetto e quello del 2002 vinto a Udine. Il ricordo di Perugia invece è devastante, non ho dormito per cinque giorni. Lo scudetto del 2012, il primo in panchina, è la più grande impresa che sia stata fatta. In partenza eravamo considerati da settimo o ottavo posto. Siamo riusciti a creare qualcosa di fantastico, un’alchimia che poteva superare ogni ostacolo. Se avessi detto ai miei calciatori: ‘Andiamo sopra ad un palazzo e buttiamoci di sotto’, ci saremmo andati tutti. C’era una fede incondizionata, a ricordarlo mi viene la pelle d’oca”.

Conte è stato ad un passo dalla Juventus già nel 2009, la società però scelse poi di continuare con Ciro Ferrara. Così il ritorno a Torino slitta al 2011: “La dirigenza mi ha aiutato molto, così come Del Piero e Buffon. Con loro ho condiviso gioie e dolori da giocatore e ci fu grande disponibilità. Sono stati fondamentali, Alex rispose alla grande nel momento caldo del campionato; aveva forza, responsabilità e classe per fare la differenza. Ricordo l’ultima gara che ha giocato contro l’Atalanta, lo stadio si è fermato: si fa fatica a non emozionarsi in un momento così. Quell’anno il Milan era il grande favorito ma noi avevamo tutto in più rispetto agli altri. Poi negli anni, nonostante le vittorie, la Juventus è sempre cresciuta; continuare a costruire non è semplice”.

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