Isac Lidberg (IMAGO)
Una discendenza da ring. Ma il calcio ha avuto la meglio: chi è Lidberg, l’attaccante-lottatore del Darmstadt
Un DNA forgiato a colpi di MMA: al ring, però, Lidberg ha preferito il calcio. “Passavo più tempo in palestra da bambino che sui campi da calcio. Mio padre mi portava a vedere gli allenamenti dove i lottatori finivano con la faccia al tappeto”, ricorda spesso.
Già, perché dalle sue parti, in Svezia, il cognome Lidberg è sinonimo di Campione. Il padre, Martin, è stato storico lottatore di wrestling, disciplina a cui il piccolo Isac ha provato ad approcciare ma senza troppo successo. Lo zio Jimmy, invece, medaglia olimpica di bronzo ai Giochi di Londra del 2012.
Questa tradizione ha fatto parte della sua gioventù. Ma al ring, però, ha preferito il pallone. Ora è capocannoniere col suo Darmstadt in Serie B tedesca con 9 gol in 11 partite, all’inseguimento di un obiettivo chiamato Bundes.
Dalla sua fondazione, la squadra non ha mai preso parte per più di due anni consecutivi al massimo campionato. Adesso, però, “I Gigli” hanno un’arma in più: possono contare sui gol di… un lottatore.
Classe ’98. Lo stesso anno di nascita di Gyokeres, suo grande amico, e lo stesso anno della medaglia di bronzo di papà Martin agli europei di lotta greco-romana. A 16 l’esordio tra i grandi con l’Hammarby nel campionato svedese, e la nomina tra i quotidiani della Scandinavia di “the next big Swedish forward”: poi, però, una carriera frammentata come pezzi di un puzzle. Norvegia, Islanda, Olanda e adesso la Germania.
In ogni piccola tessera del suo mosaico, una lezione di vita diversa. Per un ragazzo che, girando il mondo, ha forgiato sé stesso. “A volte mi svegliavo e non ricordavo in che città fossi. Ma ogni posto mi ha insegnato qualcosa: l’Islanda la durezza, l’Olanda la tattica, la Germania la disciplina”.
E se i suoi viaggi calcistici hanno contribuito a formarlo, i talenti con cui ha avuto a che fare e che spesso guardava in tv lo hanno plasmato. Da bambino tifava Bayern. Quel Bayern, di Robben, Klose, Muller e Philipp Lahm. Ma se c’è un giocatore che negli anni è rimasto impresso nella memoria di Isac quello è sicuramente Mario Gomez. “Era un’attaccante, come me. Era la mia ispirazione”.
Amici e idoli anche in patria. Da Gyokeres, passando per chi, la Svezia, l’ha costruita a suon di gol. Un selfie con Ibra nel 2018 quasi profetico. Un passaggio di testimone e un sogno negli occhi di un ragazzo col DNA da ring. Qualcosa di quel mondo però è rimasto, e Lidberg lo sa. “Non si possono evitare i paragoni con la mia famiglia. Mi chiedevano spesso, ‘farai anche tu lotta?’. Io rispondevo, ‘sì, ma con i difensori’“.
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