Oumar Solet (IMAGO)
Solet junior, centrocampista dello Slavia Sofia, racconta il difensore dell’Udinese: “Può giocare dove vuole. Da bambino sognava il Real Madrid e amava CR7. Io professionista anche grazie a lui”
“Oumar era una macchina già da ragazzino, io ho avuto bisogno di più tempo per sbagliare. Abbiamo preso percorsi diversi ma ora stiamo crescendo entrambi e abbiamo ancora il sogno di giocare insieme”. Fratelli nel calcio: una lunga lista. Dai Boateng ai Thuram. Oggi aggiungiamo una coppia, i Solet.
Mentre Oumar – classe 2000 – si sta dimostrando uno dei migliori difensori della Serie A con il suo Udinese, Isaac – un anno più piccolo – sta tornando da un infortunio per rilanciarsi nello Slavia Sofia, in Bulgaria. E ora racconta, a gianlucadimarzio.com, il bellissimo rapporto con il fratello maggiore.
“Siamo nati a Melun, Ile-de-France, sotto Parigi. Qui si nasce giocando a calcio, e da bambini eravamo sempre insieme: la differenza di età è poca, per questo sono cresciuto con Oumar e il suo gruppo di amici”.
“Giocavamo nella stessa squadra di quartiere: lui era con il gruppo dei 2000, io tecnicamente con i 2001, ma mi mandavano spesso in campo con quelli più grandi”. E… per fortuna: “Perché è proprio grazie a questo che sono diventato professionista anche io”.
Un passo alla volta: “Oumar ed io abbiamo sempre fatto provini nelle varie accademie. Io molti più di lui, a dirla tutta: lui ne ha fatti solo tre. Quando è andato a provare al Laval lo hanno preso subito: ‘Non abbiamo mai visto un talento del genere, vogliamo che venga da noi il prima possibile’. Quel weekend giocavamo con la nostra squadra e sapevamo che forse sarebbe stata la nostra ultima partita insieme”.
Com’è andata? “Il Laval invia il direttore sportivo alla partita per prenderlo subito dopo. Oumar gioca da mediano, numero 6, e io mi metto in trequarti. Il direttore si siede vicino a nostra madre e inizia a prendere appunti: è soddisfatto di Oumar. Poi si gira verso mamma e le chiede: “Signora, sa chi sia quel ragazzino con il numero 10? Sta giocando benissimo”. Lei si mette a ridere e risponde: “Vede, è l’altro mio figlio, Isaac, un anno più piccolo”. Da lì è stata tutta in discesa. “Signora, non lo facciamo mai, ma stavolta faremo un’eccezione: prendiamo entrambi i fratelli”. E così abbiamo lasciato casa e siamo partiti insieme da Parigi a Laval, nella Loira”.
Due biglietti del treno, due valigie: “Condividere con Oumar momenti come questo ha reso tutto più facile. Siamo andati a vivere da soli, certo: ma eravamo insieme. Il mio sogno sarebbe stato quello di giocare insieme tra i professionisti al Laval: lui ha debuttato nel 2017 e anche io ero quasi pronto, ci credevo. Ma nell’estate 2018 ha ricevuto la chiamata del Lione e non ha potuto rifiutare. Io ho esordito appena lui è partito: non abbiamo fatto in tempo, ma ci crediamo ancora”.
Così, a diciassette (Isaac) e diciotto anni (Oumar) le strade dei due Solet si sono separate per la prima volta: “Quando è andato all’OL ho provato solo orgoglio: ero felicissimo per lui. E da lì ha preso il volo, mentre io ho avuto bisogno di più tempo per sbagliare. Ho preso il mio percorso: le seconde squadre di Reims e Paris FC, poi il Poissy, la Romania e la Bulgaria. Lo scorso anno ho avuto una grande chance, in prestito al Goztepe in Turchia, ma un infortunio ha rovinato tutto. Ora sto tornando e mentalmente mi sento pronto, sono maturato molto in questi anni. Oumar invece era già più pronto da ragazzino: fisicamente, perché è sempre stato un gigante, e mentalmente”.
Non a caso Oumar a ventun anni è diventato un titolare in Champions al Salisburgo. Poi, a sorpresa, è arrivato in Serie A: “Udine è stata un’ottima mossa per trovare continuità, ma ora è uno dei migliori difensori d’Europa e può giocare dove vuole”. Qual è la sua squadra dei sogni? “Il Real Madrid. Non ho mai capito perché, ma pur essendo difensore ha sempre avuto una venerazione per Cristiano Ronaldo, quindi da bambino sognava i Blancos. Io invece sono un centrocampista offensivo, quindi amo Messi e sognavo il Barcellona”.
Forse l’unico ‘conflitto’ di casa Solet. Per il resto, massima sintonia: “Oumar crede in me e sa che arriverà anche il mio momento. L’Italia? Se qualche club mi desse una chance, mi piacerebbe ripercorrere la storia di mio fratello”. Poi scherza: “Tra cinque anni giocherò in una squadra più forte di lui e magari saremo rivali sul campo come i Thuram”.
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