Entra in zona mista tutto sorridente: “Edin! Edin”. Tutti per lui, pure i tifosi fuori: “Una foto, un selfie”. E lui che fa? Sorride. Con quel pallone sottobraccio quasi fosse una santina. “Lo porto a casa, è per mia figlia Una”. Tripletta, il Villarreal non c’è più. La Roma affonda il Submarino con 4 gol e un’ottima gara (l’altra rete è di Emerson). E pensare che qui, in questa cittadina di 50mila abitanti, ci aveva vinto solo il Napoli: Inter, Lazio, gli stessi azzurri per due volte, anche la Roma 13 anni fa. Avevano perso tutti. Fino a ieri sera: “Dzekorreal”. Il bosniaco è ormai una splendida certezza. Un po’ di numeri: 10 gol nelle ultime 7 gare, sempre a segno da altrettante partite. Altro? Ovvio: 28 reti stagionali in 34 partite, 18 in campionato, 2 in Coppa Italia e 8 in Europa League. Solo col Wolfsburg ne aveva segnati di più, ben 36 nella stagione 2008/09. Capocannoniere “dappertutto”. E quando gli chiedono se sta diventando un’abitudine, risponde così: “Non mi sorprende, io sono sempre stato questo”. Tradotto: era solo questione di tempo, cari tifosi. Goduria, sì. Per la Roma, che l’ha saputo aspettare. Per Spalletti, pronto a “punzecchiarlo” quando serve ma al tempo stesso, d’astuzia, ad esaltarlo nei momenti giusti: “Abbiamo un campione, quel campione è Edin Dzeko”. Questione di riscatto.
Di luce dopo la tempesta. Serve fiducia: “Quest’anno punto su Dzeko”. Parola di Spaletti, che l’ha difeso sempre: “Non ho mai dubitato delle sue qualità”. Nessun processo, nessuna accusa. Forse dai tifosi, quelli sì. Un po’ delusi dopo qualche errore di troppo: “Ma questo quando segna?!”. Un caso di Stato nei bar della Capitale, perché tra un “cappuccio” e l’altro si mormorava di quel bosniaco che non segna più. Diventato anche virale: “Cieco, no Dzeko”. Destra, sinistra, ovunque. “Bidone”, dicevano. “Stampellone”, schernivano. Giudizi taglienti. 4000 di Fiumicino su di giri: “Ma te rendi conto chi avemo preso?!”. Agli sfoghi sui social: “Aridatece Carew”. Battutine. Ma Edin, zitto, ha incassato e si è rialzato, in silenzio. Segnando come solo lui sa fare, e basta vedere il primo gol col Villarreal per capire meglio: cross teso di Salah, basso (a proposito, l’egiziano ha spaccato la partita). Il 90% degli attaccanti tira a botta sicura. Musacchio lo sa, l’ha capito. Scivolata classica: “L’ho presa”. E invece no, perché Dzeko lo manda al bar e “se lo beve”. Finta, freddezza estrema, gol. Chapeau. Ne arriveranno altri due, sarà tripletta. E i sorrisini – ovviamente! – arrivano da soli.
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