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“Io e Simone come fratelli…”. Inzaghi a Carpi, tutto iniziò lì. Beghetto racconta: “Sveglio e simpatico, noi due inseparabili”

Ciabattone, Fanfarone. Svariati soprannomi per quel “pigro” lì davanti. Qualche “calcio nel sedere” se l’è preso. Specie da giovane. Inzaghino era svogliato, poco incline al sacrificio. Talentuoso sì, ma a modo suo. Nel ’94 l’esordio tra i professionisti. Carpi, C1. Esperienza formativa. “Era al primo anno tra i grandi, fece soltanto 9 presenze…” ci raccontò De Biasi, suo primo allenatore. Stavolta, però, Simone Inzaghi tornerà a Carpi da allenatore. I “suoi” ragazzi, la “sua” Lazio, la “sua” sfida personale per guadagnarsi la riconferma. Proprio lì, in quella che vent’anni fa fu la sua prima tappa fuori casa, lontano dai “sughetti” di mamma Marina e i consigli del fratello Pippo, suo primo tifoso. Stagione 1994/95 quindi, tanta panca per Inzaghi: “Nonostante il Carpi e De Biasi sono andato avanti nel mio percorso.

Conferenza polemica, qualche frecciatina: “All’epoca giocavamo con un’unica punta, poche volte a due. Ricordo che Simone soffriva il fatto di giocare poco, era molto ambizioso”. A parlare è Luigi Beghetto, ex attaccante di quel Carpi. Una lunga carriera in giro per l’Italia. Treviso, Genoa, Chievo. Anche se tutto partì dal campo del Cabassi (oggi la squadra di Castori gioca al Braglia di Modena ndr). Appartamentino con Simone vicino lo stadio, risate, scherzi e battute. “Culo e camicia” i due, inseparabili: “Eravamo molto legati – racconta Beghetto su GianlucaDiMarzio.com – abitavamo insieme, venivamo entrambi da fuori. Io avevo 20 anni, lui 17. Facevamo tutto insieme, eravamo come fratelli”. 

Personalità, carattere. Tanti pranzi all’Osteria dei Poeti col suo coinquilino, Simone si faceva apprezzare: “Era sveglio, intelligente, arguto. Non aveva paura di nulla, era molto competitivo!”. Beghetto lì davanti, miglior marcatore con 9 gol. Inzaghi, invece, sedeva in panchina un po’ scontento. Ma Gigi rassicura: “Tra di noi non c’è mai stata nessuna rivalità, davvero. Un paio di volte abbiamo giocato insieme, per noi era il massimo a quei tempi. Pensa, andai anche a casa sua a Piacenza, dalla famiglia. Persone gentilissime, anche suo fratello. Umili e per bene. Venivano spesso a vederlo. Simone era simpaticissimo, uno spettacolo. Son passati vent’anni ma ancora mi ricordo. Gli auguro il meglio come allenatore”. Tra i pali del Carpi, all’epoca, c’era l’ex Catania Armando Pantanelli, che racconta: “Ah Simone! Nonostante fosse molto giovane me lo ricordo bene – svela il “Panta” sempre su GianlucaDiMarzio.com – era semplice, generoso, propenso allo scherzo, con uno spiccato spirito di squadra”.

A centrocampo, invece, spazio ad Ivo Pulga. Proprio lui sì, l’ex allenatore del Cagliari: “Simone era un ragazzino, mi colpirono sia le qualità tecniche che una grandissima personalità”. Anche lui sorpreso: “Non aveva paura di niente, si vedeva che sarebbe arrivato”. Da allenatore ad allenatore, quali sono i pregi della Lazio? “Mi piace come fa giocare la squadra, trasmette sicurezza. Poi nelle interviste in televisione è sempre sicuro di sé, tranquillo, pacato”. Poi una curiosità: “Un anno fa l’ho rivisto a Coverciano durante la premiazione per la panchina d’oro. Non lo vedevo da vent’anni ma mi ha salutato. Sono cose rare nel calcio, spesso a volte incontri una persona dopo 2-3 anni e neanche ti vede. Lui no. Mi ha colpito molto”. Andata e ritorno. Inzaghi ritrova il Carpi, lì dove tutto iniziò. Lì, dove prese i “primi calci nel sedere”. 

Francesco Pietrella

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