Ci sono calciatori che fin da giovani è chiaro che saranno forti. Talenti pronti ad esplodere e diventare campioni veri, non solo per quello che danno in campo ma per le doti umane al di fuori dal mondo del calcio. Perchè il pallone è rotondo per tutti, ma la testa ce l’hanno in pochi. Lo stesso discorso va fatto per gli allenatori: c’è chi è bravo fin da subito, c’è chi matura col tempo e diventa un fenomeno. C’è Paolo Zanetti, ad esempio, che le tappe le ha bruciate in fretta. Ritiro alla Reggiana nel 2014, poi vice-allenatore, poi la Beretti sempre in Emilia, infine la chiamata. Con la “l” maiuscola, dai ragazzi ai grandi: il Südtirol, in Serie C, a giugno 2017. Da calciatore a primo allenatore in tre anni.
“Sognavo di ricevere proposte del genere, anche se la Reggiana non voleva me ne andassi – racconta Paolo Zanetti in esclusiva ai microfoni di Gianlucadimarzio.com – la proposta è diventata un’opportunità, un’offerta reale. Ho fatto una scelta e ne sono felice: mi trovo in una società seria, dove c’è programmazione. Si fanno le cose con la testa, il passo non è mai più lungo della gamba“. Composto, tranquillo ma deciso. Perchè Zanetti è così: pacato, preciso, ambizioso. Con un’idea di calcio ben definita: “So che il risultato conta, in Italia dovremmo crescere in questo senso, per pensare anche ad una progettualità. Però ho le mie opinioni, la mia mentalità: ad esempio non mi piace arrivare in porta con il lancio lungo, non è un calcio che mi appartiente“.
Palla a terra, bel calcio. Il mantra di Paolo Zanetti, la voglia di pallone di uno che non stacca mai: “E’ più facile fare il calciatore. Quello di allenatore è un mestiere totale, anche nei giorni liberi pensi alla squadra. Hai più responsabilità, verso il gruppo, verso il club, verso i tifosi, verso la città e gli staff che ti stanno a fianco. Insomma, la differenza è l’impegno. Quando giocavo non ero così, avrei voluto esserlo ma non lo ero, è stato un cambiamento di mentalità dovuto all’allenare. Anche la mia fidanzata mi dice che dovrei staccare di più, l’unico mio hobby è riposare la mente. Dovrei trovarmi qualcosa, un diversivo, perchè il calcio è il mio primo pensiero quando mi sveglio e l’ultimo prima di dormire. Fatico a trovare del tempo per trovare altro a cui pensare“.
Già, la fidanzata. Alice, torinese doc e presentatrice televisiva. “E’ come me, siamo entrambi ambiziosi. Nella vita e nel lavoro, stiamo insieme da dieci anni, l’ho conosciuta quando giocavo nel Torino ed era molto semplice quando ero là. Lei mi ha sempre seguito, lo continua a fare. Il giovedì prende il treno e viene a Bolzano, poi riparte la domenica sera. Ci sistemeremo, troveremo l’equilibrio definitivo perchè è vero che per ora non abbiamo figli, ma non manca tanto“.
Ambizione e voglia di crescere. Insieme ad Alice (per ora), futuro padre. Allenatore nel presente, a trentacinque anni il più giovane tra i professionisti in Italia: “Sì, sono il più giovane. Nagelsmann? Qui a Bolzano è vero che siamo in Italia, ma culturalmente si guarda tanto all’Austria e alla Germania, quindi il suo esempio qua è molto conosciuto. Quando sono arrivato al Südtirol hanno fatto il paragone con l’allenatore dell’Hoffenheim, io come tutti gli allenatori voglio crescere. Ho ambizione e non la nascondo, ovviamente il mio progetto è andare in scenari più alti ma qui sto molto bene. Vivo alla giornata“.
Vita in panchina, amica da poco più di tre anni e oggi habitat naturale di un uomo che vive per il calcio. Che studia calcio, che lo ama. Paolo Zanetti guarda sempre avanti, al prossimo impegno del suo Südtirol. Perchè sì, vive alla giornata, ma sogna in grande. Come un giovane ragazzino che si affaccia alla prima squadra, ecco un giovane allenatore che si affaccia al mondo dei grandi. E sembra proprio starci bene. Grazie ad Alice, al Südtirol, al calcio. E alla panchina.
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