E’ partito da lontano Duvan Zapata: “Sono nato a Calì, ho vissuto lì, un quartiere un quartiere popolare, con i miei genitori e mia sorella”. Il papà lavorava in un’azienda di detersivi, la mamma è scomparsa una decina di anni fa. E il piccolo Duvan sognava di diventare un calciatore famoso per esaudire un desiderio: “Volevo diventare un calciator famoso per comprarmi una Playstation – ha raccontato l’attaccante dell’Atalanta a Tuttosport – Solo dopo ho cominciato a pensare a una bella macchina, una bella casa. In quel momento sognavo solo la Playstation”.
Prima di diventare l’attaccante micidiale che spaventa la Serie A Zapata giocava a piedi nudi e ha iniziato la sua avventura in Argentina prima di passare al Napoli: “Sono arrivato lo stesso anno di Huguain, sapevo che avrei fatto la riserva. È stato uno spettacolo allenarsi con lui, una lezione di calcio continua”. Dopo Napoli altre due avventure in Italia. “Due anni a Udine, belli, tranne per un problema al quadricipite. Alla Samp sono stato dieci mesi, una stagione difficile perché sono arrivato l’ultimo giorno di mercato”.
Poi il passaggio all’Atalanta, dove ha faticato tanto per stare al passo con i ritmi di Gasperini: “Non avevo mai fatto e non avevo mai visto una preparazione così pesante. C’erano momenti in cui pensavo: no, non ce la faccio, non ce la posso fare. Trenta secondi e ripartivo”.
Zapata non fissa obiettiva per la stagione, ma è consapevole che l’Atalanta può ripetere il campionato dello scorso anno: “Assolutamente sì, noi lavoriamo per un solo obiettivo: essere protagonisti. Il mio obiettivo? Migliorarmi continuamente e fare più gol possibili. Dove posso migliorare? Tecnicamente in tutto, lavoro ogni giorno per crescere. Gasperini è un grande, uno con cui è un piacere lavorare, anche se ti fa faticare tantissimo”.
Duvan è concentrato solo sul presente, che si chiama Atalanta: “Non ci penso assolutamente a lasciare Bergamo. Nel calcio, come nella vita, non sai mai qual è il futuro. Ma ora penso solo a fare il massimo per l’Atalanta. Razzismo? A me in campo e fuori non è mai accaduto nulla, fortunatamente. Però non credo assolutamente che in Italia ci sia il razzismo. Ci sono alcuni che sbagliano, ma sarebbe sbagliato anche generalizzare”, conclude Zapata.
L’intervista integrale su Tuttosport in edicola oggi.
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