Ora è ufficiale: l’Inter è campione d’Italia per la ventesima volta nella sua storia. Dopo un campionato dominato dall’inizio alla fine, i nerazzurri conquistano così la tanto desiderata seconda stella.
Simone Inzaghi e la sua squadra sono i protagonisti indiscussi di questa storica vittoria ma – come si dice spesso – dietro una grande squadra c’è sempre una grande società e dirigenza.
E anche questa Inter è una squadra costruita con le idee e il sudore di un “tridente” che non è sceso in campo ma che ha lavorato (e lavora) dietro una scrivania.
Un “tridente” – al secondo scudetto insieme – formato dall’amministratore delegato Beppe Marotta, dal direttore sportivo Piero Ausilio e dal suo vice Dario Baccin.
Dopo la vittoria della Coppa Italia e della Supercoppa e, soprattutto, aver raggiunto la finale di Champions League, la scorsa estate l’Inter ha subìto una minirivoluzione. A cominciare dalla porta, dove sono arrivati Sommer, Audero e Di Gennaro al posto di Onana, Handanovic e Cordaz.
Dopo la grandissima stagione passata, rinunciare a Onana sembrava una follia, nonostante la sua cessione portasse nelle casse nerazzurre più di 50 milioni di euro di plusvalenza.
I fatti, però, hanno dato ragione alla dirigenza interista, che con Sommer ha trovato un portiere affidabile e decisivo quanto il camerunense (che invece sta facendo grande fatica allo United). Plusvalenza ricchissima e squadra non indebolita: il cambio in porta è il primo capolavoro firmato dal trio Marotta-Ausilio-Baccin.
Si passa poi alla difesa, dove i dirigenti nerazzurri hanno dovuto far fronte alla partenza a parametro zero di Skriniar. Non aver rinnovato il contratto del difensore sembrava una grave lacuna, ma la dirigenza nerazzurra ha saputo trasformare una difficoltà in un’occasione. Già, perché al posto di Skriniar (ora finito in panchina al PSG) è arrivato il campione del mondo Benjamin Pavard, che in poco tempo ha conquistato tutti e fatto dimenticare lo slovacco.
La difesa è stata poi rinforzata con l’arrivo del giovane Bisseck, che ha preso il posto del più esperto D’Ambrosio. A differenza di Pavard, il tedesco classe 2000 era arrivato come colpo in prospettiva, ma già quest’anno ha dimostrato il proprio valore. Proprio come Carlos Augusto, arrivato dal Monza per sostituire Gosens. Con questi tre arrivi, il “tridente” Marotta-Ausilio-Baccin ha rinforzato la difesa nerazzurra per il presente e per il futuro.
Una filosofia utilizzata anche per potenziare il centrocampo, dove in estate è arrivato Davide Frattesi. In questa stagione il classe ’99 è stato il primo ricambio di Inzaghi dalla panchina, risultando più volte decisivo a gara in corso. Dopo una stagione di “apprendistato”, non c’è dubbio che in futuro Frattesi sarà un titolare del centrocampo dell’Inter.
Altro reparto, altra rivoluzione, altra difficile sfida da affrontare per la dirigenza nerazzurra. Dover rimpiazzare due attaccanti forti ed esperti come Lukaku e Dzeko sembrava impossibile, ma anche in questo caso il trio Marotta-Ausilio-Baccin è ampiamente riuscito nell’impresa. E anche questa volta il “tridente” nerazzurro ha risolto il problema con la “specialità della casa”: i parametri zero.
Nelle passate stagioni l’Inter ha accolto da svincolati diversi giocatori importantissimi come Onana (poi ceduto, come detto in precedenza), Mkhitaryan e Calhanoglu. Nell’ultima estate è invece arrivato Marcus Thuram. Strappato alla concorrenza del Milan, l’attaccante francese è diventato un punto fermo della squadra di Inzaghi e ha dato un contributo fondamentale per la vittoria della seconda stella.
Marotta, Ausilio e Baccin hanno quindi costruito la squadra campione d’Italia grazie a grandi acquisti, parametri zero e colpi in prospettiva. Ma il lavoro della dirigenza nerazzurra non si è fermato qui. Nel corso della stagione, infatti, il “tridente” interista ha già lavorato in vista del prossimo campionato, assicurandosi altri due importanti arrivi: Taremi e Zielinski. I due giocatori saranno presto due nuovi acquisti dell’Inter e arriveranno, neanche a dirlo, a parametro zero. Ricetta che vince, non si cambia.
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