Potrebbe scrivere un libro su come gestire la comunicazione e alleggerire la tensione. Maschera da duro e faccia tosta a proteggere la sua squadra, che per lui si butterebbe nel fuoco. Josè Mourinho è così e non lo scopriamo certo oggi. Personaggio cult, maestro nell’attirare l’attenzione su di se.
Oggi – seppur squalificato – tornava a San Siro da avversario, contro quella Inter con cui dodici anni fa saliva sul tetto d’Europa e che poi abbandonava quella stessa notte in direzione Real Madrid. Sui generis, anche li. Lo stadio oggi gli ha riservato un coro all’inizio della partita, lui si è nascosto e poi è andato via. Già, il portoghese ha seguito il resto della partita nel pullman, documentando la sua partita con delle storie su Instagram.
“Grandi ragazzi, squadra con le palle”. Lo ha ripetuto più volte nelle storie, seduto su una poltrona d’onore nel suo pullman. Solo, lontano da occhi che stasera sarebbero stati tutti per lui. Lo aveva già fatto contro lo Spezia lo scorso anno e anche li aveva portato bene. Tradizione da mantenere. Poi a fine partita è sceso negli spogliatoi a festeggiare con i suoi ragazzi, abbracciandoli. La foto con Dybala&co è la sintesi perfetta della connessione che c’è tra Mou e la squadra. I ragazzi si identificano in lui e per lui darebbero tutto. José riferimento e guida.
L’ultima storia lo vede abbracciato all’autista e ai ragazzi che lo hanno accompagnato in questo viaggio nella partita. Fuori dallo stadio ma dentro il pullman. Il portoghese era lì con il cuore e l’esultanza finale lo dimostra meglio di ogni altra cosa. Sorride e ne ha tutte le ragioni del mondo. Tensione spazzata via e urla di gioia. Ora può mostrarsi, felice.
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