Come è andato l’esordio dell’Inter al Mondiale per Club: cosa resta dal pareggio con il Monterrey.
Il cammino dell’Inter al Mondiale per Club 2025 comincia con un pareggio che lascia sensazioni contrastanti. L’1-1 con il Monterrey, maturato nella notte californiana del Rose Bowl di Pasadena, non è esattamente il biglietto da visita che Cristian Chivu avrebbe voluto alla sua prima internazionale sulla panchina nerazzurra.
Se da una parte c’è il merito di aver reagito allo svantaggio e aver tenuto in piedi il risultato, dall’altra restano i soliti problemi: una difesa fragile, un attacco poco ispirato e una condizione fisica ancora lontana da quella ideale.
Il gol del pareggio, firmato da Lautaro Martinez, è stato il segnale di risveglio dopo un primo tempo piuttosto opaco, sbloccato da Sergio Ramos sugli sviluppi di un corner. L’Inter ha mostrato buona volontà ma ancora poca efficacia, pagando anche un evidente ritardo di condizione. L’impatto dei nuovi, come Sucic e Luis Henrique, è stato positivo ma ancora acerbo. Sabato 21 giugno alle 21 italiane contro gli Urawa Red Diamonds servirà molto di più: in palio c’è la qualificazione.
L’Inter ha cominciato con una versione conservativa del 3-5-2 ereditato da Inzaghi, probabilmente per affidarsi a certezze consolidate. Il problema, però, è stato il ritmo: troppo lento per impensierire davvero i messicani, che hanno trovato il vantaggio al 25’ con Sergio Ramos, bravo a beffare Acerbi e Pavard su corner dopo un errore di Bastoni. Il gol ha svegliato i nerazzurri: Carlos Augusto è salito in cattedra sulla sinistra e ha servito prima Esposito, poi Lautaro, che ha sfruttato una punizione battuta da Asllani e un’improbabile linea difensiva del Monterrey per firmare l’1-1.
Nel secondo tempo si è vista un’Inter più propositiva. Chivu ha rimescolato le carte: Luis Henrique ha preso il posto di Pavard con Darmian arretrato in difesa, poi è toccato a Sucic, entrato al fianco di Barella in un inedito doppio play. Mkhitaryan ha agito da trequartista nel 3-4-1-2, poi è stato il turno di Zalewski, che ha completato il 3-4-2-1 accanto a Lautaro alle spalle di Thuram. Una mossa coraggiosa: sotto Inzaghi, l’unico ad aver spostato Lautaro sulla trequarti era stato Dzeko, e solo in situazioni d’emergenza.
Il pressing è cresciuto, l’Inter ha aumentato l’intensità, sfiorando il gol con Barella e Lautaro. Dall’altra parte, però, è arrivato anche un palo di Canales che ha fatto tremare Sommer. A tratti si è vista la voglia di cambiare passo rispetto al passato, ma restano spazi da colmare, soprattutto in fase difensiva: la nuova disposizione a zona sui calci piazzati ha bisogno di tempo, come ammesso dallo stesso Lautaro, e sul gol di Sergio Ramos l’errore di lettura è stato evidente.
Nel finale l’Inter ha avuto ancora due buone occasioni con Zalewski e Lautaro, ma ha anche rischiato la beffa al 93’, quando Deossa ha sfiorato il gol vittoria per il Monterrey. Alla fine è un pareggio che sa più di occasione persa che di punto guadagnato. Chivu ha indicato la via: spirito nuovo, idee chiare, ma il campo – e l’Urawa – diranno se basterà.
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