Intervistato da Sette, settimanale del Corriere della Sera, il neo-presidente dell’Inter, Beppe Marotta, ha affrontato vari temi, dai prossimi traguardi del club nerazzurro dopo la conquista della seconda stella, alla tematica stadio, sempre al centro della discussione.
“Sono grato a Oaktree“, così ha esordito Marotta, parlando della nuova proprietà: “Conto su una struttura societaria forte, su una squadra di professionisti molto seri, oltre che capaci, e su un pubblico che è il nostro valore aggiunto. Metterò in pratica l’esperienza del vissuto precedente“.
Marotta si è spostato quindi a parlare dei traguardi: “L’Inter è l’Inter: ciò che è stato fatto sotto la mia gestione non è nulla di straordinario perché questa era una squadra abituata a vincere. Ha passato un periodo di buio e sofferenza, per questo quando abbiamo riconquistato insieme il primo scudetto è come se in quello ce ne fossero stati altri tre. Quello della seconda stella invece è come se ne avesse contenuti dieci. Ora l’Inter è ritornata a essere l’Inter che è sempre stata nella storia, l’obiettivo è puntare in alto. Un sogno è quello di regalarci la Champions. Alzare l’asticella non è un atto di presunzione, ma di orgoglio e consapevolezza”.
Infine, grande spazio dell’intervista è stato riservato allo stadio: “Ci manca una casa. San Siro lo condividiamo con un’altra squadra: uno spazio tutto nostro rafforzerebbe quel grande senso di appartenenza che è caratteristica importante nella vita di una società di calcio. Stiamo facendo di tutto per realizzare questo sogno che è nostro come dei tifosi. Combattiamo con la burocrazia italiana che dilata i tempi. Per il progetto di Rozzano ragioniamo su 70 mila posti“.
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