Interviste e Storie

Inter e il sorriso di Lautaro: 175 giorni dopo, una vittoria da primato

Inter, Lautaro Martínez (Credits: Andrea Rosito)

175 i giorni passati dallo scorso 18 maggio, giorno dell’ultimo Inter-Lazio. Quasi sei i mesi trascorsi dalla doppietta di Pedro che al 90’ era stato capace di ammutolire uno stadio intero. A qualche km di distanza il Parma di Cristian Chivu aveva fermato il Napoli sullo 0-0. Con il primo vantaggio di Bisseck e, soprattutto, il secondo di Dumfries, il sorpasso sembrava realtà. Il rigore dello spagnolo ha cambiato le sorti della gara e del campionato. Nella serata del 9 novembre quelle due squadre si sono rincontrate sotto i riflettori del Meazza.

Non poteva essere una partita qualsiasi. Troppi i significati racchiusi in quella notte di maggio. Troppi i sentimenti che da quella giornata hanno circondato e attraversato il mondo nerazzurro. Su tutti la delusione e il ricordo di quello che sarebbe potuto essere, ma non è stato.

E a San Siro è sceso in campo anche il destino capace di regalare nuove e prospettiche premesse alla sfida, andando a regalare ulteriori intensità alla voglia di rivalsa viva nella formazione nerazzurra. Una vittoria, infatti, sarebbe significato primo posto (insieme alla Roma) e sorpasso. Nei confronti di chi? Del Milan e del Napoli, sconfitto a Bologna.

E vittoria è stata, senza rimonte e speranze non mantenute.Mi prendo la responsabilità, da allenatore magari non sono stato in grado di trasmettere la motivazione giusta e l’atteggiamento che per me è fondamentale in una partita del genere”, il commento di Chivu dopo la prova in Champions. Questa volta, forse, di motivazioni non serviva trovarne. E il messaggio è stato espresso con chiarezza dalla squadra e dal suo capitano, con un avvio fatto di aggressività, intensità e la rete di Lautaro dopo soli 3’. Nel secondo tempo è arrivato il raddoppio di Bonny che ha chiuso la partita. 175 giorni dopo, il sorpasso è realtà.

Cristian Chivu (IMAGO)

Il sorriso di Lautaro

Lautaro è tornato a sorridere, proprio come gli aveva consigliato il suo allenatore. E lo ha fatto con il suo linguaggio: il gol. Quel gol che in campionato mancava dalla sfida contro la Cremonese dello scorso 4 novembre. Un’assenza che, come in passato, aveva sollevato un velo di polemiche intorno al capitano nerazzurro. La risposta è arrivata. Anzi, sono arrivate. Due reti consecutive. Una in Champions contro il Kairat e una nella sera della rivincita nerazzurra contro la Lazio. L’espressione sul volto è sempre rabbiosa unita, però, a un soffio di serenità.

Il ricordo di quella notte era ancora forte nei pensieri dell’argentino. Doveva essere la sua notte. E così è stato. E l’ha fatto senza perdere quello che per l’Inter è ed è sempre stato: “Un leader che sente forte la responsabilità del suo ruolo”. Fa parte di lui. Fa parte della sua essenza di guida e riferimento di una squadra. Questa volta, con un sorriso in più. L’Inter si lascia alle spalle il passato. Una sosta nazionali da vivere con una nuova prospettiva da capolista.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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