Finisce per la seconda volta consecutiva con i suoi 184 cm
sommersi dagli abbracci dei compagni. L’Inter espugna il Castellani – dove l’Empoli aveva raccolto 13 dei suoi 16 punti – e si regala una sosta serena, in sospeso fra
il sogno del secondo posto e la sicurezza del terzo. Lo fa grazie a Keita Baldé,
che contro il Napoli era stato decisivo con l’assist per il gol di Lautaro e
che si è ripetuto contro gli azzurri con il gol che ha deciso la gara.
Il suo quarto stagionale. La quinta rete nelle ultime nove
segnate dall’Inter in cui c’è il suo zampino. Non male per chi, poco più di un
mese fa, era l’unico attaccante nerazzurro a non aver mai trovato la gioia
personale. La svolta è arrivata lo scorso 24 novembre, con la doppietta al
Frosinone. Un gol di destro, uno di sinistro e, tanto per non farsi mancare
nulla, anche un assist per Lautaro. Il miglior modo possibile per allontanare
le polemiche e iniziare a convincere chi dovrà decidere sul suo futuro.
Già, perché Keita è fatto così: vive alla giornata, senza
guardare troppo avanti. Indietro ci sono i 5 milioni che l’Inter ha versato in
estate per strappare al Monaco un prestito oneroso. Davanti ce ne sono 34,
questa la cifra a cui ammonta il riscatto. Una somma notevole, che fino a
qualche settimana fa sembrava condannare questo talento di appena 23 anni,
tutto dribbling e sregolatezza.
Arriva a metà agosto Keita, a pochi giorni dalla fine del
mercato. A richiederlo a gran voce è Spalletti, innamoratosene fin dai tempi
dei tanti Roma-Lazio vissuti sulla panchina giallorossa. Con lui l’attacco
sembra davvero completo dopo gli acquisti di Politano e Lautaro. Insomma, è la ciliegina
sulla torta di un mercato scoppiettante, che sembra candidare l’Inter al ruolo
di anti-juve.
Oggi i punti dai bianconeri sono 14, tanti quindi. Nel mezzo
di cose ne sono successe. Keita fatica ad ambientarsi, risentendo del pessimo
inizio di campionato da parte dei nerazzurri. Spalletti lo utilizza soprattutto
da falso nueve per far riposare Icardi, ma lui non convince. Viene sostituito a
Bologna, viene bocciato dopo appena 45’ alla sua prima da titolare nella
sconfitta contro il Parma: “Posso fare dai 15 ai 20 gol” aveva detto solo
qualche giorni prima. “Davvero?” Si chiedono in tanti. Poi l’incredibile
vittoria in Champions con il Tottenham e i sette successi consecutivi in A.
Dalla trasferta di Marassi con la Samp al 5-0 rifilato al Genoa. Dal
quindicesimo posto al secondo, prima della batosta di Bergamo e del conseguente
momentaccio.
L’Inter viaggia, dunque. Keita no. Fra campionato e Champions
parte titolare solo una volta, contro la Spal. La svolta? Grazie ad un errore
burocratico da parte del Senegal. Già, lo staff della Nazionale, infatti, invia
il fax della convocazione per la gara contro la Guinea Equatoriale all’indirizzo
email sbagliato. E’ quello vecchio, l’Inter non lo usa più. Di conseguenza non
arriva nessun messaggio e Keita rimane a lavorare alla Pinetina. Di lì la
doppietta al Frosinone, poi la rete alla Roma e l’assist contro il Napoli. Il mese si conclude
nel migliore dei modi con il colpo del ko inflitto all’Empoli.
E il terzo consecutivo che segna agli azzurri. Ne aveva
fatti due anche nell’ultima stagione alla Lazio, prima di salutare tutti
destinazione Principato: “E’ un ragazzo splendido, ho trovato un’altra persona rispetto
a quella che giocava a Roma” Ha detto nel post gara Spalletti. E’ un classe
1995, ha soltanto 23 anni. Ma adesso la mentalità è quella giusta. O comunque
molto diversa rispetto ai tempi delle giovanili nel Barcellona dove – in un
torneo in Qatar nel 2010 – riempì di ghiaccio il letto di un compagno.
In quel caso fu punizione immediata, con il giovane Keita spedito in terza divisione al Cornellà, una società satellite del club blaugrana. Di gol, alla fine, ne fece 47, prima di partire destinazione Lazio. Ora l’Inter, la sua squadra italiana preferita fin da bambino nonostante un padre amante del Milan degli olandesi. Lui, però, alla playstation ha sempre preso i nerazzurri. Merito di Adriano, Ibra e Martins. Anche, e soprattutto, di Eto’o, il suo idolo. Chissà che non possa ripercorrerne le orme, già a partire dall’avventura milanese. Intanto, però, c’è un riscatto (che vorrebbe dire altri quattro anni
di contratto) da conquistare. Viaggiando così beh, niente sarebbe impossibile.
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