La storia tra l’Inter e Marcelo Brozovic sembra ormai prossima alla fine. È ormai ai dettagli la trattativa con l’Al-Nassr per la cessione del centrocampista croato. Una storia lunga otto anni, passata dai fischi agli applausi, a momenti “virali” sui social fino ai trofei vinti fino a quella che probabilmente è stata la sua ultima immagine in maglia Inter: quella di uscita, sconfitto e con la fascia al braccio, accanto alla Champions League.
Marcelo Brozovic è arrivato all’Inter dalla Dinamo Zagabria nella sessione invernale della stagione 2014/15. Mancini, De Boer, Pioli, con loro il croato è stato utilizzato prevalentemente da mezzala. Un amore mai sbocciato, con una storia che sarebbe già potuta finire nel gennaio del 2018, con il croato che è stato a un passo dal Siviglia, quando Spalletti era in panchina.
Proprio l’allenatore toscano è stato fondamentale nella carriera di Brozovic. Abile a portare il croato dal punto più basso, cioè i fischi al momento dell’uscita di Inter-Bologna del 2018, a renderlo beniamino indiscusso del tifo nerazzurro. Tutto grazie a un arretramento di qualche metro: da trequartista a regista. Regista non classico, ma multitasking: Brozovic corre da tutte le parti (dal 2018-19 al 2021-22 è stato il calciatore maggior distanza media percorsa in Serie A) oltre a gestire i tempi di gioco, le verticalizzazioni. Brozovic è diventato il battito nel cuore dell‘Inter.
Un ulteriore passo in avanti per Brozovic, lo spostamento dal 4-2-3-1 al 3-5-2 nel 2019 con Conte. Con l’allenatore pugliese il croato mantiene a essere il battito, ma aumentando pure il raggio di azione. Da essere il primo ricevitore dai piedi di Handanovic (e nell’ultima stagione di Onana), a fare da tappabuchi sulle fasce, fino a proporsi al limite dell’area. Arrivano i primi trofei: lo Scudetto del 2021, quindi le quattro coppe con Simone Inzaghi, per il quale è così indispensabile che la sua assenza nel 2022 ha precluso la stagione in Serie A dell’Inter: 7 punti in 7 partite senza il croato. Nel 2022/23, invece, la soluzione è arrivata: lo spostamento di Calhanoglu al centro. Il minutaggio nell’ultima stagione è diminuito per Brozovic, ma la sua importanza non è diminuito, come dimostrato nel finale di stagione, fino alla finale di Champions League. E forse, l’unico neo è proprio quello per il centrocampista: tra Inter e Croazia, quattro finali europee giocate, altrettante sconfitte.
Protagonista non solo sul campo, ma anche sui social. Dalla virale foto, poi diventato meme e quindi tatuaggio “Epic Brozo”, con la mano posta sul volto, al “Coccodrillo”, la mossa che consiste nel rimanere sdraiati a terra dietro la barriera in occasione di una punizione avversaria, sdoganata dal croato nel 2018 al Camp Nou per una punizione di Luis Suarez e diventata poi azione “classica” del gioco. Infine, gli scherzi con Barella, compagno di centrocampo dal 2019: dalla esultanza “bomba” dopo un gol alla Roma nel 2021 al “Dove sei Bare?”, riproposto dal croato fino a questi giorni, ai quali il centrocampista sardo ha risposto: “Sempre alla tua destra”. Un messaggio che, però, probabilmente non corrisponderà più alla realtà sul campo.
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